mercoledì 19 dicembre 2012

Comunicato stampa iniziativa 'Buon Natale Soldato'


Lontani dagli occhi ma vicini col cuore. È questo il messaggio che ha voluto trasmettere l’iniziativa “Buon Natale Soldato” ideata, promossa e coordinata dai Gruppi di Supporto Famiglie Militari della costituenda associazione “L’Altra metà della Divisa”. Nato, nello specifico, da un’idea delle compagne e delle famiglie dei militari che prestano servizio a Grottaglie (TA), il progetto si è diffuso in tutta Italia e conta attualmente 13 gruppi attivi di supporto, sostenuti con entusiasmo dallo Stato Maggiore della Difesa, che ha collaborato, in particolare, alla divulgazione dell’iniziativa “Buon Natale Soldato” nei teatri operativi, navi incluse, in cui sono impegnati in missione i nostri militari. Oltre 300 bambini, dai 5 ai 10 anni, sono stati invitati e si sono cimentati a mettere su carta il loro personale messaggio augurale destinato ai soldati che quest’anno trascorreranno il Natale in missione, lontani dalle proprie case e dai propri cari. Con la spontaneità e la delicatezza che solo i bambini posseggono, sono giunti alla nostra sede centrale ogni sorta di disegni di elicotteri, navi, colombe della pace, case, deserti, basi militari, lettere, parole di incoraggiamento, di vicinanza e di sostegno alle nostre Forze Armate, in occasione delle prossime festività natalizie. Delle 300 opere raccolte, 51sono state prescelte per la realizzazione di un libricino, inviato, in formato pdf sfogliabile, a tutti i militari impegnati in missione su più fronti nel mondo. I soldati in servizio avranno così l’opportunità di esprimere, uno per uno, una preferenza, allo scopo di eleggere a vincitrice l’opera che otterrà il maggior numero di voti. Il premio in palio, destinato al piccolo artista autore dell’elaborato prescelto, è ‘una giornata da soldato’ da trascorrere nella caserma più vicina alla propria residenza. Scopo dell’iniziativa, infatti, è stato anche quello di sensibilizzare le coscienze dei piccoli italiani, uomini e donne di domani, sul ruolo che il militare ricopre nel nostro Paese e nel mondo, avvicinandoli con modalità a loro immediatamente percepibili alla realtà delle Forze Armate, elemento cardine della nostra società.
“Buon Natale Soldato” è stata una delle tante attività promosse dalla Rete Supporto Famiglie Militari “L’altra metà della Divisa”, il cui obiettivo primario è il rendere concreto, operativo ed efficiente il sostegno, sotto ogni punto di vista, alle famiglie dei militari, sensibilizzando il supporto alle stesse anche da parte delle comunità di appartenenza.
Maggiori dettagli sull’iniziativa “Buon Natale Soldato” e sulle attività svolte dai Gruppi di Supporto “L’altra metà della Divisa”, è possibile trovarli visitando il sito www.laltrametadelladivisa.it, on-line a partire da venerdì 21 Dicembre 2012.


domenica 9 dicembre 2012

Natale, Nastri Gialli e Natività - foto di Angela Visioli

''Questo è il mio albero di Natale con i Nastri Gialli per i nostri Soldati in missione.'' (Angela V.):





''E questa è la Natività, piccola da entrare in una mano, grande da scaldare il cuore!'' (Angela V.)

mercoledì 5 dicembre 2012

Il mio 'viaggio' a Grottaglie - di Rachele M. Magro


Avevo organizzato tutto per bene per il mio viaggio a Grottaglie. Per la prima volta lasciavo mio figlio e chiedevo un grande sacrificio a lui e forse più a me stessa in nome di un ideale e di un progetto che per anni ho sperato si concretizzasse.
Sono arrivata a Grottaglie con il mio bagaglio di esperienze sul campo nell'esercito a fianco di uomini e donne che nel 2004 credevano che il supporto famiglia fosse una delirante idea americana. Sono arrivata a Grottaglie e mi sono sentita a casa perchè guardavo le "army wife" e sentivo che trovavo un posto dove il mio lavoro e la mia esperienza venivano valorizzati e sostenuti.
Mi sono sentita a casa e questo era già rassicurante.
Ai seminari purtroppo, forse per problemi principalmente organizzativi, hanno partecipato poche famiglie, ma tutte con un gran bisogno di trovare un luogo dove essere riconosciute con i loro disagi, le loro perplessità, i loro sentimenti: paura, rabbia, amore.
Bisogno di ascolto: questa è la prima cosa che mi sono portata via.
Bisogno di comunicare, di avere accanto qualcuno che avesse la capacità di farsi contenitore di emozioni che fuori è meglio non esprimere, di rancori e rabbie che devono essere buttate via altrimenti dentro ti inasprisci. Rabbie e rancori che siano comprese ed accolte e non negate.
Ho trovato emozioni dirompenti, donne forti accanto a figli fragili, donne fragili accanto ad esperienze ambigue; uomini assenti fisicamente, ma costantemente presenti nelle menti e nei cuori. Li sentivo lì con noi e immaginavo quanto amore per il lavoro che svolgevano era passato negli animi e nei cuori delle donne che parlavano di loro.
Abbiamo parlato di tante cose, dal disturbo post traumatico alla formazione necessaria per l'helper, alla costruzione di confini che abbiano porte aperte affinchè mondo civile e mondo militare si possano incontrare e riconoscere, alla preparazione soprattutto psicologica delle famiglie alle missioni in teatri operativi.
Abbiamo parlato tanto ma soprattutto "siamo state". Credo che al di là delle conoscenze e della formazione specifica e unica che un operatore civile deve avere in questo campo, deve anche e soprattutto "saper essere" e questo è un lavoro complesso e difficile che solo un lungo percorso personale ti aiuta ad assolvere al meglio.
Ho incontrato in colloqui privati le famiglie: ognuna di loro con la sua unicità, ognuna di loro con il suo disagio specifico, ognuna di loro speciale in quanto investita in un modo di vivere dove l'IO e il NOI nella coppia ha dei margini così strutturati che quando si incontrano hanno bisogno di tempi
speciali per ritrovarsi.
Ho incontrato donne che mi hanno regalato un sogno.
Ho incontrato un gruppo che ha la capacità di esistere sulla forza delle idee, che si alimenta delle potenzialità di ognuno per diventare qualcosa di più della somma delle sue parti.
Ho incontrato un Comandante che sa essere vicino ai suoi uomini e alle loro famiglie nel miglior modo che gli è possibile.
A tutti dico grazie per le valigie piene di nuove cose e nuovi vissuti che mi sono portata via, per avermi concesso di essere accanto ad ognuno di loro in un momento complesso della loro vita.
A tutti grazie per il coraggio, la forza e anche per la capacità di essere fragili nel momento del bisogno.



sabato 1 dicembre 2012

Perché ho deciso di mettermi in gioco e unirmi a "L’altra metà della Divisa” - di Cristina Norassi


Ero sempre stata una pacifista convinta, non avevo mai capito o condiviso le motivazioni che spingono i soldati a scegliere il loro lavoro e sicuramente prima di conoscere mio marito non conoscevo nessun altro che facesse questo lavoro e quindi non avevo nessuno a cui domandare: perché? Perché scegliete di stare mesi e mesi lontano da casa, lontano dalle vostre famiglie, dagli affetti , dalla vita di sempre? Perché aiutare gli altri con le armi in mano? Offrire il vostro aiuto a chi non ve lo chiede?
Queste erano le domande che mi facevo quando nella mia vita mi capitava di vedere scorrere in televisione le immagini di guerra.
Poi è arrivato lui, classico colpo di fulmine, mi ero innamorata persa ancora prima di conoscerlo realmente e quando mi ha detto che lavoro faceva mi è crollato il mondo addosso.
Lui era perfetto per me, ci incastravamo a meraviglia, era la mia Metà, ma c’era quel piccolo muro così difficile da scavalcare, ho pensato che con il tempo avrei capito, con la condivisione delle esperienza quel muro non mi avrebbe fatto più paura, io che ero terrorizzata dalla lontanza, dalla paura dell'abbandono, io che lo avrei voluto vicino a me in ogni secondo della mia vita.
Invece i mesi passavano e quel muro diventava sempre più insormontabile. E'arrivato un figlio e con lui la prima missione all’estero da affrontare, io con una leggera depressione post parto e il lavoro di mio marito che mi pesava come un macigno sul cuore.
Ho pensato che così non potevo andare avanti, non mi sono mai piaciute le donne che si piangono addosso, dovevo cercare aiuto, possibile che in Italia non esistessero gruppi di sostegno per le famiglie? Mi sono guardata intorno, decisa a non arrendermi e ad uscire dal guscio e ho trovato loro, Deborah con la sua forza travolgente e tutte le altre con il loro affetto.

Non ve l’ho mai detto ragazze, ma mi avete salvata, avete salvato il mio matrimonio.

Mi sono messa in gioco e ho abbracciato questo progetto tuffandomi a capofitto nell’impresa, la nostra impresa e questo mi ha permesso di riavvicinarmi a mio marito, di comprenderlo, di arrivare a capire le sue scelte, non a sopportarle ma a sceglierle a mia volta. Finalmente ho capito che i primi pacifisti sono loro, che amano il loro lavoro così tanto da staccarsi da tutto ciò che amano di più per andare in posti orribili e lontani.
Ora posso dire di essere felice, di essere capace di sostenere mio marito e la mia famiglia e spero che il nostro lavoro possa aiutare tutte voi, care metà, perché so che siete in molte a vivere quello che è stato un incubo per me, ma io sono la dimostrazione che tutto può cambiare, insieme si può cambiare.

Grazie ragazze!


sabato 24 novembre 2012

Gruppo di Lettura AMD Grottaglie - Recensione Libro 'Ternitti' (M. Desiati) - di Luana Fiorenza


    Una storia di tutti. Questo è il contenuto di Ternitti, opera finalista premio Strega 2011 dell'autore martinese Mario Desiati. Già vincitore di numerosi premi letterari a partire dalle sue prime esperienze romanzate, Desiati concentra in quest'opera tutta la sua "meridionalità" e tutta la sua passione per una terra amata ma da cui si è allontanato per scelte professionali. Anche la protagonista del suo romanzo, Mimì Orlando, si allontana dal Salento. Sono gli anni '70, quando il sogno di un futuro migliore conduce migliaia di meridionali in Svizzera a lavorare nelle fabbriche di Eternit. "Ternitti" altro non è se non la storpiatura del nome di questo materiale che, da chimera di ricchezza e benessere, si trasformerà per migliaia di famiglie in un assassino invincibile. Ma Mimì deve seguire i suoi genitori ed in Svizzera vivrà fra il dialetto salentino dei suoi conterranei, di cui il libro è zeppo di citazioni, ed una realtà del tutto nuova e differente dalla sua. I suoi quindici anni, età che ha quando la incontriamo per la prima volta nel romanzo, li vuole vivere intensamente e questo la porta fra le braccia di Pati, uomo/ragazzino emigrante come lei. Con lui condivide una notte di amore il cui frutto sarà Arianna, la figlia che Pati non vorrà e che, contarriamente agli usi del tempo, Mimì dedicerà coraggiosamente di crescere da sola. La ritroviamo vent'anni dopo, donna matura con una figlia poco più che adolescente, con la stessa forza e determinazione dei suoi 15 anni, con lo stesso anticonformismo ribelle che la faranno quasi temere dagli uomini che tenteranno di avvicinarsi a lei. Il ritorno alla terra d'origine, l'accoglienza di una famiglia disagiata, il dolore della morte di tanti uomini e donne che come lei avevano respirato veleno e, finalmente, l'incontro/scontro con un Pati, roso dal male, e dai sensi di colpa. In un susseguirsi di disegni pittoreschi del Salento, fra una parola dialettale ed un'esperienza di vita, Desiati fa scorrere davanti ai nostri occhi 30 anni di storia del Sud Italia, 30 anni di vita e morte, di lavoro e sudore, di Amore e Passione, con un finale tutto da gustare.

    Il prossimo incontro del Gruppo di Lettura a cura di AMD Grottaglie (TA) si terrà il giorno 18 Dicembre alle h18.30 presso la sede dell'Associazione Ethra in via Regina Elena 119, Taranto.

    Vi aspettiamo!


giovedì 22 novembre 2012

Cara missione - di Deborah Croci

Cara missione,

Ti scrivo perchè ho accumulato una serie di cose da dirti e dato che non ho la possibilità di parlartene a voce, le metto su carta, nella speranza che tu le possa leggere, un giorno non poi così lontano. 
Ci conosciamo ormai da qualche anno. Non è molto forse, lo so, ma quel tanto che basta per essermi fatta di te un'idea ben chiara. 
Io non piaccio a te e tu non piaci a me. Questo mi sembra ovvio. 
Sei colei con la quale devo dividere il mio uomo. Arrivi quando meno me lo aspetto, te lo prendi e te lo porti via senza chiedermi nemmeno il permesso. Lui passa spesso insieme a te Natali, Pasque, compleanni (miei e suoi) e tutte le feste comandate (e non) che esistano a questo Mondo. Non puoi quindi nemmeno pretendere di starmi simpatica! Per quanto io mi impegni, non ci sono crisi isteriche, pianti, lamentele, arrabbiature, urla, tacchi a spillo, rossetti e minigonne, o minacce (del tipo "se questa volta parti,d'ora in poi dormi sul divano!") che possano persuadere lui, il Soldato, dal decidere di non partire, di non assecondarti, di non scegliere te. Vinci sempre tu, sistematicamente. 
Ma, cara missione, lasciatelo dire onestamente, tu vincerai, ma vinco anche io. E vinco grazie a te. Perchè ogni volta che arrivi, acquisisco forza, consapevolezza, indipendenza. Ogni volta che te lo porti via, io divento  più grande (non alta, si intende...purtroppo per me!). 
È grazie a te che ho potuto conoscere aspetti di me che non avrei mai potuto scorgere altrimenti, è grazie a te che mi sono riscoperta capace di affrontare e superare ostacoli che credevo insormontabili ed è sempre grazie a te che ho avuto il dono di conoscere persone come me, Donne come me, che ogni giorno vivono con entusiasmo e coraggio questa vita militare. Una vita dura, una vita non adatta a tutti, ma solo a persone speciali come noi, persone che sanno trarre da ogni sconfitta una lezione, persone che combattono a testa alta la loro battaglia, magari cadendo, magari facendosi prendere dallo sconforto, magari lasciandosi scappare qualche lacrima a volte (o fiumi di lacrime che le cascate del Niagara sono niente a confronto!) ma che alla fine riescono sempre a rialzarsi in piedi, più forti e determinate di prima. E se non dovessimo riuscire a risollevarci da sole, cara missione, ci basterebbe voltarci e guardare al nostro fianco. Troveremmo una mano tesa pronta a tirarci su, una parola di conforto, un aiuto concreto. Troveremmo altre Donne, altre Famiglie Militari altre persone pronte a condividere con noi i momenti tristi e felici che ci attendono, pronte a farci compagnia in questo cammino difficile ma non impossibile. Non impossibile per noi, almeno! 
In conclusione, cara missione, ti esorto a non arrovellarti troppo per cercare altri assurdi stratagemmi per renderti antipatica ai miei occhi e per uscire vincitrice da questa battaglia. Perchè con il tempo, da Donna giovane ma saggia quale sono diventata (sempre grazie a te, pensa!) ho imparato a volerti quasi bene, ho imparato a guardare oltre i tuoi trabocchetti, oltre i tuoi, devo ammettere astuti, tentativi di mostrarmi solo il lato peggiore di te, ho imparato a cercare e a trovare (!!) moltissimi aspetti positivi che mi hanno permesso di non considerarmi più vittima di chissà che piano universale architettato contro di me, ma privilegiata. Privilegiata e fortunata per tutto il bello che questa scelta di vita mi sta regalando, per tutte le emozioni contrastanti che solo grazie a te sto vivendo, per tutte le persone che mi hai permesso di incontrare lungo il cammino, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. 
Ed infine, cara missione, te lo voglio proprio dire, mi avrai anche momentaneamente separato dal mio uomo, mi avrai anche tolto le sue coccole, i suoi baci, le sue carezze, ma non mi hai tolto lui, non mi hai tolto il suo cuore, non mi hai tolto 'noi', anzi, ci hai fatto crescere, misurare attraverso le sfide che la distanza ci ha posto di fronte,  ci hai fatto maturare, ci hai fatto diventare quelli che siamo oggi. Lontani, insieme. Vicini da lontano.  

Voglio quindi dirti grazie. Hai capito proprio bene. Grazie!
Non mi piaci, ovviamente. Ma grazie. 
Grazie per tutto ciò che hai fatto per me, senza nemmeno rendertene conto. 

Con affetto (ma senza esagerare!)
Deborah