martedì 10 aprile 2012

A proposito di Lettura - di Luana Fiorenza

“Sono posseduto da una passione inesauribile che finora non ho potuto né voluto frenare. Non riesco a saziarmi di libri”.  (F. Petrarca)

Qualche giorno fa riflettevamo sul valore della lettura, su quanto, una volta divenuti adulti, se non si è stati educati da bambini, leggere sia complicato e faticoso. Come risolvere dunque questo “dilemma”? Noi abbiamo provato a risponderci che l’unico modo che abbiamo è avvicinare quanta più gente possibile alla lettura stessa, ma ad una lettura piacevole e non difficoltosa, una lettura che conquisti l’interesse e che sia facilmente adattabile alla vita di ognuno di noi. Una lettura che sia conoscenza di altri mondi e persone, una lettura che parli di qualcosa che è sotto gli occhi di tutti, di cui noi stessi potremmo essere protagonisti. Ecco il perché di una “rubrica letteraria”, di un angolo periodico dove trarre piccoli spunti per la lettura. Ecco il perché del “Gruppo di Lettura”, un incontro che non sia solo un motivo di discussione culturale ma anche personale e amichevole, un luogo dove conoscere persone nuove e provare a vedere con i loro occhi aspetti della realtà di un libro (che parla di tutti noi) che possono arricchirci in molti modi. Iniziamo proprio dai tre testi che abbiamo individuato per il primo incontro del Gruppo di Lettura de L’altra metà della Divisa, fra i quali tutte insieme sceglieremo quello che il prossimo mese sarà oggetto del confronto. Mille splendidi soli di Khaled Hosseini, Undici Minuti di Paulo Coelho e Una donna di Sibilla Aleramo. Non è difficile capire cosa accomuna questi tre testi: le donne protagoniste, le donne sullo sfondo, le donne in primo e secondo piano, le donne viste da dentro e da fuori, le donne viste nella loro casa e nel loro Paese, le donne viste nelle loro famiglie e nella loro società. Khaled Hosseini si muove nella sua terra d’origine, l’Afghanistan bellissimo e triste, vittima di mille invasioni e guerre, l’Afghanistan tormentato dalla neve e dal caldo, dall’estremismo e dalla bellezza delle sue donne così “punite”. L’autore fa muovere in un arco di tempo lungo vent’anni (fra gli anni ’80 e l’inizio del XXI secolo) due donne diverse eppure simili: Mariam, bambina cresciuta nella vergogna di essere una “figlia illegittima”, vittima di una figura materna oppressiva il cui unico insegnamento è stato la “sopportazione”, sposa obbligata di un uomo violento e meschino a cui non riesce a dare figli ma grazie al quale conoscerà l’altra protagonista del romanzo, Laila. Giovane e bellissima, colta e benestante, figlia di genitori aperti che le insegnano il rispetto e l’educazione, innamorata del suo amico di infanzia a cui si promette per l’eternità. Ma qui entra in gioco il vero protagonista della storia, un Afghanistan violento e crudele, in una guerra infinita di cultura e religione, una guerra disperata che ucciderà i sogni di Laila incrociando a doppio filo il suo destino a quello di Mariam: loro, così diverse e così simili, ma inesorabilmente destinate a sacrificarsi l’una per l’altra alla ricerca di una salvezza che il destino non aveva previsto in nessun caso. Descrizioni intense ed emozioni forti per un Hosseini che pur non vivendo in Afghanistan, vi è legato e lo conosce profondamente, nel bene e nel male, nella sua bellezza e nella sua crudeltà, nelle sue leggi anti-femministe e nella sua cieca rigidità che cercherà comunque di alleggerire con il racconto di un’amicizia fatta di sacrificio e passione. Sacrificio e passione sono anche i fili rossi che conducono alla lettura di Una donna. Sibilla Aleramo non è un’autrice di massa, non è molto conosciuta al grande pubblico perché non è “vicina a noi” nel tempo. Questo romanzo è scritto tra il 1902 e il 1904 da una donna definita con disprezzo da una società maschilista “lavatoio sessuale della cultura italiana”. La Aleramo è una bambina vittima di una madre “depressa”, morbosamente legata al padre, vittima di uno stupro, poi obbligata ad “matrimonio riparatore” con l’autore della violenza e padre dell’unico vero grande amore della sua vita, suo figlio Walter. Ma l’amore non le è mai bastato, tanto da farle abbandonare, con un coraggio inimmaginabile per l’Italia di inizio secolo, il marito violento e la casa dove era stata obbligata a vivere e dove sarebbe morta “pazza e suicida”. Il rifiuto si trasformerà in  dedizione totale alla cultura, alla poesia, al giornalismo, alla passione fisica per uomini e donne, alla causa femminista, traducendo poi questi suoi intensi anni in un libro moderno che sembra scritto ieri: Una donna. Facile da leggere ma toccante nel suo significato, l’esempio di come spesso si elevino al rango di “scrittori” personaggi banali e si trascurino veri mostri sacri della cultura. Un altro uomo che tenta di guardare il mondo con gli occhi di una donna è Paulo Coelho. Undici minuti è uscito in Italia nel 2003 ed ha sbancato ogni previsione: scritto nel linguaggio lineare e semplice di un autore che con la stessa semplicità aveva raggiunto punte di grande e rara intensità linguistica (vedi Il Cammino di Santiago o L’Alchimista), Coelho si cimenta ora nell’analisi soggettiva del sesso. Undici minuti è il tempo in cui un uomo possiede una donna, eliminati tutti i fronzoli dell’atto sessuale. Undici minuti decisi da Maria, giovane brasiliana che insegue il sogno di una vita libera lontana dal provincialismo in cui è cresciuta. Questa chimerà la farà sbarcare a Ginevra, ma con una lucidità tipica di chi ha ben chiari i propri obiettivi, Maria  impiegherà ben poco a scontrarsi contro la crudeltà ed il realismo di un mondo che ha smesso di sognare ben  prima di lei. Per un anno decide di vendere il suo corpo inseguendo un sogno, ma la vita le metterà sulla strada, in un lungo percorso di scoperta interiore fatta di incontri con uomini di ogni genere, una persone  che non le regalerà un sogno ma, finalmente, una realtà ideale.

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