mercoledì 30 maggio 2012

15 Cose alle quali dovreste rinunciare, per essere felici. - Traduzione di Deborah Croci


Ecco una lista delle 15 cose senza le quali la vostra vita sarà più semplice e molto, molto più felice.
Noi ci fissiamo su così tante cose che ci causano un sacco di dolore, stress e sofferenza e, anzichè passare oltre, anzichè permettere a noi stessi di essere sereni e liberi dallo stress, continuiamo a rimuginarci sopra. Ora basta. Da oggi in poi supereremo tutte queste cose che non ci servono più ed impareremo ad accogliere il cambiamento.
Pronti? Partiamo:

1- SMETTETELA DI PRETENDERE DI AVER SEMPRE RAGIONE
Ci sono così tanti di noi che non possono sopportale l'idea di essere nel torto – che hanno l'esigenza di avere sempre ragione – anche correndo il rischio di mettere fine a meravigliose relazioni o di causare un enorme quantità di stress e dolore, a noi stessi e agli altri. Non ne vale la pena. Ogni volta che avvertite l'urgente bisogno di dare inizio ad un litigio riguardo a chi ha torto e chi ha ragione, domandatevi questo: 'Sarebbe meglio avere ragione, o essere gentili?' (cit. Wayne Dyer).
Che grande differenza farebbe? Il vosto EGO è così grande?

2- METTETE DA PARTE LA VOSTRA MANIA DI CONTROLLO
Abbiate la forza di mettere da parte il vostro bisogno di tenere sotto controllo tutto ciò che vi capita ed ogni cosa che vi succede intorno – situazioni, eventi, persone, ecc. Indipendentemente dal fatto che essi siano vostri cari, colleghi di lavoro, o semplicemente sconosciuti che incontrate lungo il cammino – permettete loro di vivere, di essere ciò che sono. Permettete a chiunque incontrate di essere la persona che è e vedrete come questo vi farà sentire meglio.
'Lasciando che le cose prendano il loro corso, tutto si sistemerà. Il mondo è di chi lascia scorrere. Ma quando cercate di prendere il controllo, il mondo si allontana da voi. (cit. Lao Tzu).

3- SMETTETE DI ACCUSARE GLI ALTRI
Cercate di non accusare gli altri di essere responsabili di ciò che avete o non avete, di ciò che sentite o non sentite. Smettete di gettare al vento le vostre energie ed iniziate a prendervi la responsabilità della vostra vita.

4- SMETETE DI AUTO-ABBATTERVI
Quante persone si stanno facendo del male a causa di ripetuti atteggiamenti mentali negativi verso loro stesse? Cercate di non credere a qualunque cosa la vostra mente vi stia comunicando – specialmente se è un pensiero negativo e frustrante. Voi siete meglio di tutto questo.
'La mente è uno strumento portentoso, se usato correttamente. Ma se utilizzato nel modo sbagliato, al contrario, può diventare molto distruttivo' (cit. Eckart Tolle).

5- SMETETE DI LIMITARVI
Non datevi dei limiti su ciò che potete o non potete fare, su ciò che è possibile o impossibile. D'ora in poi, non permetete più a queste credenze limitative, di tenervi incastrati nel posto sbagliato. Dispiegate le vostre ali e volate via!
'Le credenze non sono idee sostenute dalla mente, sono idee che imprigionano la mente' (cit. Elly Roselle).

6- SMETTETE DI LAMENTARVI
Non lamentatevi costantemente di tutte quelle cose – persone, situazioni, eventi che vi rendono insoddisfatti, tristi e depressi. Nessuno può rendervi infelici, nessuna situazione può abbattervi o disperarvi a meno chè non siate voi a permetterlo. Non è la situazione che fa scattare in voi quei sentimenti, ma è la prospettiva da cui voi scegliete di guardarla. Non sottovalutate mai il potere del pensare-positivo.

7- NON CEDETE ALLA TENTAZIONE DELLA CRITICA
Smettete di criticare ogni cosa, persona, fatto, diversi da voi. Siamo tutti differenti, ma siamo anche tutti uguali sotto certi aspetti. Tutti vogliamo essere felici, tutti vogliamo amare ed essere amati e tutti vogliamo essere compresi. Ognuno di noi desidera qualcosa e c'è qualcosa che è desiderato da tutti noi.

8- ABBANDONATE IL BISOGNO DI VOLER IMPRESSIONARE GLI ALTRI
Piantatela di cercare di sembrare qualcosa che non siete, solo per cercare di farvi piacere dagli altri. Non funziona così. Dal momento in cui smettete di essere ciò che non siete, da quando vi toglierete tutte le vostre ,maschere, dal momento in cui accetterete ed abbraccerete i veri 'voi', allora troverete persone fatte apposta per voi, senza fare alcuna fatica.

9- SMETTETE DI RESISTERE ALLA FORZA DEL CAMBIAMENTO
Cambiare fa bene. Cambiare vi aiuterà a muovervi dal punto A al punto B. Cambiare vi consentirà di apportare miglioramenti alla vostra vita e anche alle vite di chi vi sta intorno. Perseguite la vostra felicità, abbracciate il cambiamento – non opponetegli resistenza.
'Perseguite la vostra felicità e l'universo aprirà per voi porte, dove prima c'erano solo muri' (cit. Joseph Campbell).

10- METTETE DA PARTE LE ETICHETTE
Evitate di etichettare quelle cose, persone o fatti che non capite in quanto 'strani' o 'differenti' e cercate di aprire la vostra mente, poco a poco. Le menti lavorano solo quando sono aperte. 'La più alta forma di ignoranza è il rifiuto di qualcosa di cui non conoscete nulla.' (cit. Wayne Dyer).

11- ABBANDONATE LE VOSTRE PAURE
La paura è solo un'illusione, non esiste – siete voi a generarla. E' tutto nella vostra mente. Correggete il vostro interno, e l'esterno tornerà al suo posto.
'La sola cosa di cui dobbiamo avere paura, è la paura stessa.' (cit. Franklin D. Roosvelt).

12- SMETTETE DI TROVARVI DELLE SCUSE
Dite alle vostre scuse di iniziare a fare i bagagli e comunicate loro che sono licenziate! Non vi serviranno più. Molte volte ci limitiamo a causa dell'enorme quantità di scuse che utilizziamo. Invece di crescere, lavorare per migliorare noi e le nostre vite, restiamo incastrati, mentiamo a noi stessi, utilizzando scuse di ogni genere – scuse che nel 99,9% dei casi non corrispondono nemmeno alla realtà.

13- ABBANDONATE IL PASSATO
Ok. Lo sappiamo. E' dura. Specialmente quando il passato ci sembra molto meglio del presente ed il futuro ci pare così spaventoso, ma dovete considerare il fatto che il presente è tutto ciò che abbiamo e che non tornerà mai più. Il passato sul quale rimuginate – il passato che state sognando adesso – lo avete ignorato quando era presente. Smettetela dunque di illudervi. Siate presenti in ogni cosa che fate e godetevi la vostra vita. Dopotutto la vita è un viaggio, non una destinazione. Abbiate una visione chiara del futuro, preparatevi, ma siate sempre presenti nel 'qui ed ora'.

14- NON VI ATTACCATE PIU' ALLE COSE MATERIALI
Questo è un concetto che, per molti di noi, è difficile da afferrare, ma non impossibile. Migliorerete sempre di più con il tempo e la pratica. Dal momento in cui vi distaccate da tutte le cose (e ciò non significa che dovete smettere di amarle – perchè l'amore e l'attaccamento non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro, l'attaccamento viene dalla paura, mentre l'amore... beh, l'amore vero è puro, gentile, altruista, dove c'è amore non può esserci paura, e per questo motivo attaccamento ed amore non possono coesistere) troverete una grande pace, diverrete così tolleranti, così gentili e così sereni. Arriverete ad un punto in cui sarete in grado di comprendere ogni cosa, senza alcuno sforzo. Una situazione che va oltre le parole.

15- SMETTETE DI VIVERE LA VOSTRA VITA SECONDO LE ASPETTATIVE DEGLI ALTRI
Troppe persone stanno vivendo una vita che non è la loro. Vivono secondo ciò che gli altri pensano sia meglio per loro, vivono seguendo ciò che i loro genitori pensano sia meglio per loro, secondo ciò che i loro amici, i loro nemici e i loro maestri e governanti e media pensano sia meglio mer loro. Queste persone ignorano la loro voce interiore. Sono così occupati a far piacere agli altri, vivendo secondo le aspettative altrui, che finiscono col perdere il controllo delle loro vite. Dimenticano ciò che li rende davvero felici, quello che vogliono, quello di cui hanno bisogno... e finiscono col dimenticare se stessi. Avete una vita sola – questa e ora – dovete viverla, e in particolare non dovete permettere alle opinioni degli altri di distrarvi dal vostro cammino.

(Potete trovare l'articolo originale in inglese qui: http://www.purposefairy.com/3308/15-things-you-should-give-up-in-order-to-be-happy/)

mercoledì 23 maggio 2012

Non lasceremo soli i nostri Fucilieri - Roma, 12 maggio 2012 - di Luana Maria Jaselli


Si è tenuta il 12 maggio una fiaccolata pacifica e apolitica a Roma, a sostegno della liberazione dei due fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, attualmente detenuti in India nel carcere di Trivadum da più di tre mesi, con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani nel corso di un’azione di antipirateria mentre si trovavano a bordo della petroliera Enrica Lexie.
La fiaccolata è stata promossa dai familiari dei due marò e pubblicizzata attraverso il gruppo facebook “Ridateci i nostri Leoni”.
Alla manifestazione hanno partecipato molti cittadini romani e sostenitori accorsi da diverse zone d’Italia, molti i Militari in borghese con le loro famiglie. Oltre ai famigliari dei due fucilieri, c’erano anche i 40 marò commilitoni di Latorre e Girone, molti di loro indossavano una maglia con la scritta «Ridateci i nostri leoni». Presenti all’evento anche i gagliardetti dell'Associazione Nazionale Arditi e Incursori della Marina e quello del Battaglione San Marco di Puglia e Basilicata.
Anche noi dell’ “L’altra metà della divisa” insieme a Famiglia Militare ACMI eravamo lì per portare il nostro sostegno e far sentire la nostra voce, come parte della grande famiglia della Marina Militare, e per richiedere la liberazione dei nostri Ragazzi.
Un migliaio di persone si sono date appuntamento alle ore 20.00 davanti Bocca della Verità, da dove è partito il corteo. Un luogo simbolo, scelto non a caso, per mandare un chiaro segnale che si vuole verità e giustizia per i nostri marò. La fiaccolata è proseguita lungo via Petroselli, passando per Piazza Venezia, davanti l’Altare della Patria, monumento simbolo degli uomini che hanno giurato fedeltà alla Bandiera Italiana e sono morti per la difesa della nostra Nazione. L'evento si è infine concluso intorno alle 21.30 a Piazza Santissimi Apostoli con l'intonazione, tutti insieme a gran voce, dell’Inno Nazionale Italiano.
In testa alla fiaccolata i famigliari di Massimo e Salvatore, i loro compagni del battaglione, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e diversi esponenti politici. Numerosi gli striscioni con le foto dei due marò con scritto «Non lasceremo soli i nostri fucilieri» «Liberi Subito» «Ridateci i nostri Leoni».
La frase «Liberi Subito» è stata gridata dal corteo diverse volte durante la marcia e il percorso è stato accompagnato dai numerosi cori e motti intonati dai ragazzi del Battaglione San Marco.
Numerosi i media televisivi e giornalistici accorsi all’evento. Carolina Latorre e il figlio Christian Daddario, sorella e nipote di Massimiliano, ai microfoni di alcuni giornalisti dichiarano «Abbiamo organizzato questa fiaccolata per non spegnere l'attenzione sulla loro vicenda e per chiedere al Governo di riportarceli a casa il prima possibile. Questi continui rinvii - sottolinea Carolina Latorre - stanno mettendo a dura prova il morale di Massimiliano e Salvatore.»
Il nostro augurio è che Massimiliano e Salvatore possano al più presto tornare a casa ed abbracciare le loro famiglie e anche noi insieme ai loro famigliari ed ai commilitoni non smetteremo di chiedere «Ridateci i nostri Leoni!»

(foto di Luana Maria Jaselli per L'altra metà della Divisa - Gruppo Supporto Famiglie Militari)









 

martedì 22 maggio 2012

Bambini: come spiegare la Guerra - Diamo risposte alle loro paure e alle loro domande - di Romina Anelli

Come spiegare ai bambini la guerra? Bella domanda... e se si aggiunge che in guerra c'è il proprio papà o la propria mamma...ancora più difficile la risposta!
Perché c’è la guerra? Ma bombarderanno anche papà?”. Difficile scappare a domande di questo genere da parte dei nostri figli. I bambini si interrogano, si preoccupano, vivono la partenza del genitore come un momento d’incertezza, con ansie e paure. Ma come tranquillizzarli e come spiegar loro cosa sta accadendo?
Vediamo come è opportuno parlare della guerra ai bambini nelle diverse fasce d'età, in modo da essere certi di adeguare le nostre spiegazioni alle loro reali capacità di comprensione.

In caso di bambini molto piccoli, dai 2 ai 5 anni, non dimentichiamo che in questa fascia d’età i bambini non hanno ancora una chiara percezione della realtà. In quella che possiamo indicare come "l'età del gioco", il bambino non riesce a distinguere nettamente, nelle immagini Tv, una guerra vera, da quella simulata nelle fiction; la ripresa Tv dell'aereo che realmente bombarda non è, perciò, di per se più traumatizzante di quanto il bambino ha già visto nei film o nei suoi cartoni animati preferiti. Se però il bambino esprime disagio o spavento, va tranquillizzato magari raccontandogli il conflitto come fosse una favola a lui familiare (del tipo “C’era una volta…”), presentandogliela come l’eterna lotta fra il bene e il male, laddove il bene è rappresentato dal suo papà, che in quanto bene vincerà sempre; questo può servire a riportare eventuali ansie nella giusta dimensione. Per di più, se le emozioni dei piccoli sono forti, è bene "armarli" di fogli e matite perché attraverso il disegno i bambini scaricano l'ansia e ridimensionano le paure. Se notiamo particolari inquietanti nei loro disegni è bene aiutarli a "diluire" i contenuti: con alcuni tratti dare riparo agli aggrediti; deviare con una riga la traiettoria di un missile; modificare, cioè, insieme al bambino, lo scenario di guerra, per renderlo meno minaccioso possibile. E se il bambino dovesse vedere in TV immagini dei conflitti nei luoghi dove si trova il suo papà o la sua mamma? Spesso la televisione mostra loro più di quello che dovrebbe; come comportarsi, allora? Mai cambiare canale o spegnere la TV. Le emozioni dei bambini non vanno spezzate, ma lasciate sedimentare qualche secondo in silenzio, poi commentate con chiarezza e brevità, altrimenti si rischia di ingigantire situazioni e di "portare" in casa paure inutili che, ai più sensibili, possono causare ansia o incubi.

Con i bimbi un po' più grandi, dai 6 a 10 anni, bisogna soffermarsi sulla questione che i bambini, a questa età, sanno già distinguere perfettamente tra realtà e finzione e si rendono conto della gravità di quanto sta accadendo. Può essere utile munirsi di carta geografica e mostrare la zona, teatro di guerra, dove si trova il suo papà. E’ necessario tranquillizzarli spiegando i motivi del conflitto ma soprattutto, magari anche “forzando” un po’ la realtà, fargli capire l’impossibilità che una cosa del genere possa capitare al proprio genitore. Inoltre, vi sembrerà un controsenso, è fondamentale lasciare giocare i bambini “alla guerra”: il gioco di finzione assume un valore terapeutico; i protagonisti del gioco, che nella vita reale sono spettatori quasi impotenti, nel gioco svolgono un ruolo attivo: giocare alla violenza è un modo per neutralizzarla, per tenere a freno l' angoscia; più un bambino ha bisogno di scaricare la tensione, più trova sollievo nel gioco così che anche le armi giocattolo non debbono preoccuparci eccessivamente, difatti non costituiscono che un supporto.

La parte più difficile si verifica con bambini/ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni. E’ l’età in cui i giri di parole e le reticenze sono più inutili. Questo vuol dire non minimizzare ma neppure enfatizzare la situazione. Da parte dei genitori serve una disponibilità all’elaborazione critica del perché possano accadere queste cose, dando risposte il più possibile chiare. Insomma bisogna parlare con loro, cercando anche di rispettare il loro punto di vista. L' adolescenza è un'età critica, in cui l'individuo cerca di stabilire un nuovo modo di relazionarsi col mondo adulto, chiedendo a questo essenzialmente certezze. Lo scoppio di una guerra produce, invece, incertezze, instabilità e poiché sono gli adulti a "volere" la guerra, c' è il rischio che si crei una "crisi di fiducia".
Eventi del genere aumentano sempre isolamento, disagio e senso di precarietà tipici di questa età. Una guerra, così come un atto terroristico, appare, ad un ragazzino, un evento dal quale non ci si può difendere, con le aggravanti che è generato da altri uomini e quindi da "nemici" che possono rappresentare una minaccia continua e inaspettata e che è proprio in quel contesto che si trova il proprio genitore. Situazioni di questo tipo possono generare una vera perdita di sicurezza con il verificarsi di manifestazioni di tipo regressivo: paura del buio, paura di dormire soli nel letto o addirittura anche episodi di enuresi. Eventi scioccanti possono, in soggetti particolarmente sensibili, anche produrre somatizzazioni con vomito, angoscia e crisi di panico.

Qualche dato per capire l'impatto degli scenari di guerra sugli adolescenti:
Nel '99, nell'ambito dell'annuale indagine sui preadolescenti svolta dalla Società Italiana di Pediatria, alla domanda "Qual è l'evento che ricordi maggiormente tra quelli accaduti nel corso dell'anno" il 45,6% dei giovani rispose "la guerra del Kosovo". Alla stessa domanda nell'indagine del 2002, il 33,5% ha risposto "l'attentato alle torri gemelle", nonostante l'evento fosse accaduto un anno prima. In entrambi i casi l'evento che ricordavano al secondo posto (alluvioni e terremoto nel 1999; omicidio della piccola Desiree nel 2001) era distanziato di trenta punti percentuali.


lunedì 14 maggio 2012

C'è Posta per Noi - Storia di Mara

Ciao a tutte!
Sono Mara, sorella maggiore di un'Alpino e un Lagunare.
La ns storia familiare è molto semplice: 4 figli, nonni e il nostro adorato cane Sibilla.
L'essere SOLDATO, per i miei fratelli, è sempre stato il "sogno".
La scelta di vita è avvenuta a fine scuole superiori. Non l'hanno fatto per soldi: per i rischi e l'essere soggetti a continui traslochi, un lavoro vicino a casa era la scelta più semplice e fattibile.
Non è stato facile l'avvicinamento al mondo militare per tutta la famiglia, specialmente per mia madre ma da allora cerchiamo di appoggiarli e supportarli totalmente.
Una critica: noi come famiglia, siamo entrati da poco nel mondo no-civile (circa 5 anni) ma in vista della prima missione afghana, ci sentiamo soli.

Concordo con la citazione, riportata da Deborah:

"Siamo venuti qui per dare, non per ricevere. Due strade si aprono dinnanzi ad ognuno: servire se stesso o servire il prossimo. Scegliere quale sarà la tua autentica ispirazione di vita. La scelta di se stesso è più comoda, il Servizio al prossimo esige un sacrificio. Ma, se ci si riflette, il servizio di se stesso significa diventare schiavi della propria ambizione e da ciò nasce invidia e insoddisfazione. Mentre nel servizio del prossimo si è liberi, non si lavora per una ricompensa, ne in competizione con gli altri. Si è liberi di esprimere il proprio amore: e la cosa curiosa dell'Amore è che più se ne dà, più copiosamente esso ci viene restituito!"

Ecco spiegata la mia disponibilità per creare una rete di supporto anche nella mia zona di residenza - zona Pordenone/Casarsa.

Aspetto una vs disponibilità nell'attuare questo cambiamento!
Grazie
Mara


pordenone@laltrametadelladivisa.it

mercoledì 9 maggio 2012

Line Diretta - Siamo ad una sola telefonata da voi! - di Deborah Croci


Ho riflettuto a lungo e spesso su quale sia il modo migliore per mantenersi in contatto quando a separarci è una grande distanza.
Non parlo però di missioni e di telefonate con i nostri Soldati, in questo articolo.
Oggi mi riferisco a noi famiglie militari e a come sentirci più vicini.
Sappiamo bene che quando ci si trova nella nostra situazione di 'famiglia speciale', spesso si naviga in acque difficili, in costante emergenza, affrontando periodi di grande solitudine, di preoccupazione, di lontananza da chi amiamo.
Quando le difficoltà sembrano insormontabili, quando ci si ritrova in un posto nuovo dopo l'ennesimo trasferimento e non si conosce nessuno, quando ogni piccolo imprevisto sembra trasformarsi in un dramma, quando sentiamo di essere ad un passo dal crollo, la cosa che vorremmo di più è essere capite, ascoltate, comprese nel senso più profondo del termine.
Molte famiglie militari hanno la fortuna di vivere a pochi chilometri dalla casa delle rispettive famiglie d'origine, o dei parenti stretti. E spesso ci si rivolge proprio a loro, alle persone che per una vita ti sono state accanto, ti hanno cresciuto, ti hanno appoggiato e sostenuto. Ma possiamo affermare con certezza che i parenti capiscano DAVVERO ciò che noi, come famiglie militari proviamo? A meno che anche le nostre famiglie d'origine non abbiano vissuto la stessa esperienza, direi di no. Ho raccolto in questi mesi di lavoro e di approfondimenti sul supporto familiare, moltissime testimonianze che confermano questa mia tesi. Spesso i familiari, anche quelli più stretti e con cui abbiamo maggiore confidenza, non hanno la capacità di comprendere fino in fondo cosa significhi essere la famiglia di un Militare, cosa voglia dire dover affrontare luna missione dopo l'altra e sopportare tutte le difficoltà ed i problemi che ne conseguono. Non hanno la minima idea del perchè a volte siamo così stressate e nervose del perchè spesso anche la più piccola stupidaggine ci faccia scattare ed avere atteggiamenti che sembrano incomprensibili ed ingiustificati, se visti dall'esterno. Non sanno nemmeno cosa proviamo dentro quando i nostri figli ci chiedono dove si trova loro padre, perchè non c'è mai, quando tornerà. E non è certamente una colpa il fatto che le nostre famiglie d'origine non possano capire realmente come ci sentiamo. Di sicuro la maggior parte di loro ce la mette tutta e tenta in ogni modo di provare a dare consigli o confortarci, anche se ho raccolto confessioni di persone che invece non hanno ricevuto il minimo appoggio, anzi, esattamente il contrario. Esternamente si tende, a volte con troppa facilità e per totale ignoranza sull'argomento, a giudicare la nostra condizione come il giusto 'prezzo da pagare', dato che i nostri cari partiti in missione, torneranno a casa 'molto ricchi'. Non voglio addentrarmi in inutili polemiche sull'argomento, ma dico questo perchè ho la certezza che tutte le famiglie militari sentano l'esigenza di avere un punto di riferimento, un appoggio, un'attenzione ed un ascolto adeguati alla loro condizione, come detto sopra, di 'famiglie speciali'. Molti Stati, anche in Europa, mettono a disposizione dei Numeri Verdi GRATUITI a questo proposito, per agevolare il contatto non solo tra i Soldati e i Familiari che li attendono a casa, ma anche per offrire un migliore servizio ed una adeguata assistenza alle famiglie del Militare in missione. A questi numeri rispondono a volte Militari ed Istituzioni che danno informazioni e rassicurano la famiglia rispetto al benessere del Militare all'estero. Ad altre linee invece rispondono volontari, esperti, consulenti di vario genere, o persone che semplicemente raccolgono ed ascoltano di volta in volta o il semplice sfogo, o, molto spesso, vere e proprie richieste specifiche di consigli su come risolvere un determinato problema pratico della vita quotidiana dal quale non si riesce ad uscire da soli, perchè magari, prima se ne occupava chi è partito in missione. Si cerca insomma di dare una mano e di andare incontro alle esigenze di chi si trova in difficoltà, sia pratica che psicologica, nel modo più immediato, veloce, diretto ed umano possibile, annullando le distanze che separano chi chiama da chi ascolta, servendosi del mezzo più logico, reperibile e semplice del mondo: il telefono.
In Italia purtroppo le cose non sono così semplici. Viviamo in un Paese in cui anche la soluzione più logica ad un problema, per essere messa in pratica, deve superare enormi difficoltà burocratiche, e non solo.
Ma noi famiglie militari, come qualcuno ha detto durante il Convegno Internazionale sull'Assistenza alle Famiglie Militari, del 7 maggio a Roma, al quale abbiamo partecipato come pubblico, 'le famiglie militari italiane hanno imparato a cavarsela benissimo anche da sole', e io aggiungo...ovvio! Abbiamo enormi esigenze e nessuno che ci dia una mano concreta per venirci incontro ed offrirci servizi adeguati. Ci siamo quindi rimboccate le maniche ed abbiamo fatto quello che gli italiani sanno fare meglio: arrangiarsi. Non che ci stia bene così. Naturale. Ma non abbiamo alternativa ed allora facciamo il massimo che possiamo, servendoci dei mezzi che il mondo moderno ci mette a disposizione.
Ed anche in questo caso, fortunatamente, la tecnologia ci aiuta.

Qual è l'unico mezzo veloce, semplice, gratuito, che ci permette di parlare ed addirittura vedere chi è distante da noi, attraverso il monitor di un pc, con l'aiuto di webcam, cuffie e microfono? Skype!

Esatto! Avete indovinato!

Da oggi siamo al vostro servizio attraverso il nostro già attivo contatto Skype 'Laltrametadelladivisa', con una Linea Diretta Gratuita, che potrete utilizzare in caso di necessità di qualunque genere. Avete bisogno di consigli, di essere ascoltati, di una parola di conforto, di risolvere un problema pratico...insomma siamo qui per voi! Dall'altro capo del 'telefono' troverete familiari di militari, esattamente come voi, che potranno aiutarvi se saranno in grado di farlo subito, o, in alternativa, potranno raccogliere le vostre richieste e passare i vostri contatti ad un esperto o consulente specifico e professionale che collabora con il Progetto 'L'altra metà della Divisa, e che vi contatterà al più presto dandovi una mano e soprattutto suggerendovi una soluzione concreta per risolvere il vostro problema.

Potete contattarci ogni qualvolta ci vedrete on-line su Skype.
Nella nostra pagina Facebook apparirà un 'post-it' con l'avviso dell'apertura della Linea Diretta' , che indicherà il via libera alle chiamate.
Nel caso in cui invece in quel momento non saremo on-line, potrete comunque scriverci una mail a laltrametadelladivisa@gmail.com e vi ricontatteremo al più presto.

Non abbiate paura di chiedere aiuto, non siate timidi, non rifugiatevi nella vostra solitudine perchè c'è un mondo intero, intorno a voi, pronto a tendervi la mano. Siamo ad una sola telefonata da voi. Basta un attimo per annullare le distanze e sentirci più vicini.

L'altra metà della Divisa: Famiglie Militari al servizio delle Famiglie Militari!