C'è Posta per Noi - Storia di Alessandra

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Ciao a tutte ragazze, ho deciso di raccontare la mia esperienza di “altra metà della divisa” su suggerimento di Deb. La mia è una storia semplice, ordinaria,senza colpi di scena ma sicuramente ricca di amore. Attraverso le mie parole non voglio avere certo la presunzione di essere da esempio per nessuno ma voglio,in un certo senso,fare outing,raccontarmi in un modo che non ho mai fatto e forse farlo dinanzi a  persone che non mi conoscono mi verrà più facile.

Io mi chiamo Alessandra,ho 28 anni,provengo da un paese in provincia di Salerno ma vivo a Napoli da circa otto anni. Anche il mio soldato è originario del mio stesso paese ma lavora a Roma. Ci siamo conosciuti nel 2006,tramite un amico in comune,ma la nostra storia è iniziata nell’aprile del 2007. E’ stata sin da subito una storia a distanza,io vivevo già a Napoli per via dell’università e lui frequentava l’ultimo anno delle superiori. Eh già! Una storia su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo:io più grande di lui di 5 anni,lui appena diciottenne,nessuno tra amici e conoscenti credeva in noi,anzi ci guardavano quasi con sospetto. Ma noi ci siamo fatti scivolare addosso ogni critica e siamo andati avanti a testa alta coscienti del nostro amore. I primi mesi sono stati bellissimi,quando mi capita di pensare a quei giorni mi scappa sempre un sorriso. Io passavo tutta la settimana in città e poi scendevo al paese per il weekend per poter stare con lui. Ho tante foto di quel periodo,ci piaceva tantissimo stare insieme,ascoltare musica,scoprirci,conoscerci l’un l’altro. Alla fine della nostra prima estate insieme lui mi dice che vuole arruolarsi nell’esercito,mi chiede cosa ne penso,anche se in fondo  aveva già preso la sua decisione. Io non avevo esperienze personali a riguardo,conoscevo dei ragazzi del paese che erano militari e sapevo dai loro racconti che non era una vita semplice e che si passava molto tempo lontano dagli affetti ma nulla di più. Certo in cuor mio ero spaventata,sarebbe partito per chissà dove a fare chissà cosa…e la nostra storia che fine avrebbe fatto?Tuttavia il mio non è un carattere possessivo e quindi decidemmo di accettare questa sfida! La partenza arrivò nel dicembre 2007. Prima tappa il rav a Capua. Che fortuna! A soltanto mezz’ora di distanza da Napoli! Ogni fine settimana mi raggiungeva e stavamo insieme. Ricordo che il primo weekend fu tragico! Appena aprii la porta il mio ragazzo mi abbracciò e si mise a piangere..Io non sapevo cosa fare,non capivo il motivo di tanta disperazione.. Non era successo nulla di grave , era solo lo shock iniziale che qualsiasi ragazzo prova nell’entrare in contatto con un ambiente militare:le regole,la disciplina,l’ordine,il rispetto e tutte quelle cose lontane anni luce dalla vita civile. In realtà ad essere stravolta non fu soltanto la sua vita ma anche la mia, insieme ci trovammo ad affrontare  un mondo nuovo,in cui i sacrifici erano quasi sempre maggiori dei benefici. Non è stato facile abituarsi,accettare che il dovere prevale su tutto,soprattutto sull’amore. Abbiamo pianto tanto,ci sono stati tanti dubbi e tante litigate ma quello che non ha mai subito tentennamenti è stato il nostro amore. Allo scadere del rav è arrivata la destinazione:Roma. Ancora una volta una città non lontana da Napoli.  Il primo anno è stato difficile da ogni punto di vista. Non ho visto il mio ragazzo per mesi ed è stato lì che ho capito di non avere davanti a me altra scelta se non quella di essere forte. Il mio ragazzo era assegnato alla Rappresentanza quindi si occupava delle guardie ai più importanti monumenti della capitale e ciò significava lavorare H24 e soprattutto nelle festività. E’ da quel periodo che noi non riusciamo a trascorrere il compleanno insieme,Capodanno,pasquetta o qualsiasi altra data per noi importante.  Dopo il primo anno c’è stata una svolta,per così dire. Smessa la Rappresentanza è iniziata l’operatività,quindi gli addestramenti continui,i campi,i corsi in diverse zone d’Italia con la differenza che,per fortuna,i giorni di riposo ci permettevano di vederci più spesso. Purtroppo però ogni medaglia ha il suo rovescio,e mentre il nostro rapporto si consolidava col tempo, in me affiorava un lato buio. Fino a quando non ho conosciuto la vostra pagina e ho preso coscienza del fatto che esiste un universo di persone che condivide la mia stessa situazione,io pensavo di essere sola o meglio,pensavo di essere l’unica ad avere determinate reazioni di fronte al problema della lontananza. Se si tratta di dover aiutare qualcuno,spronarlo,consigliarlo io sono in prima linea,agli occhi di molti sono una donna forte. Purtroppo però non riesco ad usare la stessa grinta e determinazione su di me. Negli ultimi anni ho passato molto tempo a stare vicino al mio ragazzo,a confortarlo quando era triste,a fargli forza quando era abbattuto,mettendo da parte me stessa. Ho mandato all’aria esami perché magari quel giorno era libero e preferivo stare con lui,per poi rinchiudermi in me stessa quando rimanevo sola,ritrovandomi a guardare i libri senza avere voglia di aprirli. Sembrava che mancando lui mancasse tutto. Sia chiaro:lui ha sempre cercato di spronarmi ma la mia era una condizione psicologica. Non riuscivo ad affrontare la vita se non quando ero con lui. Mi sentivo viva solo con lui.  La lontananza dalla mia famiglia ,le amiche di studio che una alla volta lasciavano Napoli perché si erano laureate mi facevano sentire sempre più insoddisfatta e sola. Quello che ho capito poi è che è quasi impossibile parlare con persone “normali”della mia vita. Chi non condivide la sua vita con un militare difficilmente riesce a cogliere certe dinamiche. Il più delle volte le persone ti ascoltano,annuiscono e ti dicono “devi avere pazienza” e lì realizzi che sei sola,che nessuno riesce a capirti veramente. In molti pensano che sei esagerata, che il tuo è un normale rapporto a distanza e che stai solo ingigantendo le cose. Credetemi è una bruttissima sensazione, è un po’ come vivere un incubo dal quale non riesci  a svegliarti. Questo mi ha portato a chiudermi,a chiedermi se in me ci fosse qualcosa di sbagliato,se esistevano altre ragazze che soffrivano allo stesso modo o ero io l’unica a farlo. Questa mia inquietudine si rifletteva sul mio rapporto ovviamente. A volte diventavo aggressiva,lunatica,pretendevo di essere capita in qualche modo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la partenza per la missione di pace in Libano,ad ottobre. Eravamo pronti per questo avvenimento da un anno,continuavo a ripetere al mio ragazzo che ero tranquilla,che in fondo non sarebbe cambiato nulla,che ero abituata alla sua assenza e che sapevo gestire la mancanza. Non avevo idea di cosa fosse una missione in realtà. Per me il massimo del sacrificio fino ad ora era stato sentirlo poco al cellulare,rinunciare alle feste, alle vacanze..Non sapevo che andare in missione significasse non riuscire a mettersi in contatto per giorni e stare in ansia perché non sai minimamente cosa stia facendo! Ovviamente la mia reazione è stata quella di prendermela con lui,quando riuscivo a sentirlo gli rinfacciavo di avermi ingannato,di avermi detto che ci saremmo visti e sentiti su internet tutti i  giorni e che invece non era così. Il primo mese è stato terribile,mi sembrava di impazzire e lui da lì non sapeva cosa fare,continuava a dirmi di stare tranquilla altrimenti c’era il rischio che commettesse qualche sciocchezza e addio missione! Poi ,girovagando su internet, mi sono imbattuta nella vostra pagina…è stato come toccare il fondo e risalire!Magari per alcune di voi può sembrare assurdo,ma io ho provato proprio questa sensazione!! Scoprire di avere qualcosa in comune con altre persone mi ha aperto gli occhi,mi ha dato quella forza che da tempo era chiusa in me ma non riusciva a venire fuori. Ero così stanca di stare male ma non vedevo attorno a me ragioni per smettere di farlo. Grazie a voi ho riscoperto il valore della serenità e quanto questa è importante all’interno di un rapporto! La positività è un accessorio che dovremmo imparare ad indossare ogni giorno perché  in primis fa bene a noi ma fa bene anche a chi ci sta vicino! E adesso che l’ho capito non permetterò più alla tristezza di offuscare la mia favola d’amore! Finalmente mi sento una persona nuova,migliore..ho ripreso a studiare,vado in palestra,faccio tutto quello che  posso per non sentirmi sola!

Care amiche di “L’altra metà della divisa” spero che la mia testimonianza sia utile a farvi capire quanto sia importante quello che state facendo e quanto può essere importante costruire una rete di supporto per le famiglie dei militari anche qui in Italia.

Un enorme grazie,Ale.

(Avete appena letto le parole di Alessandra. Se volete anche voi condividere la vostra storia e vederla pubblicata nel nostro Blog e sulla nostra Pagina Facebook, scriveteci a laltrametadelladivisa@gmail.com . Grazie per il vostro contriubuto e la vostra testimonianza. )


We've got Mail: Alessandra's Story

(Translation by Mrs Karen Brooker Villani)

'Hello all you girls

I have decided to tell you my story as ‘The Other Side of the Uniform’ at Deborah’s suggestion. It is a simple, ordinary story – no great events – but a love story. I don’t want to sound presumptious and put myself up as some kind of example to follow but I would like to tell it and I guess, in a way, telling my story to people who don’t know me at all will be easier.

My name is Alessandra and I am 28 years old. I originally come from a town outside Salerno but have been living in Naples for 8 years. My soldier also comes from the same town as me but works in Rome. We met in 2006 through someone we both knew but started going out in April 2007. Immediately we had to face being apart as I was already living in Naples and going to uni and he was back doing the last year of school. That’s right – a lovestory that nobody would have betted on as I am 5 years older than him. He was just 18 and our friends and family didn’t give us a chance, in fact, they were quite suspicious of us. But we let all the criticism just wash over us and went on knowing that we loved each other. The first few months were wonderful and it makes me smile to think of how we were. I spent all week away and went back to my hometown every weekend to be with him. I took a lot of photos during that time and we just liked being together, getting to know one another, listening to music and so on. At the end of our first summer together he told me he was going to go into the army and asked me what I thought even though he had already made his mind up. I didn’t know much about the military – I knew of some people that were and had said it was not an easy life and I knew you had to spend a lot of time away from your loved ones. In my heart I was a bit frightened as it meant going who knows where and doing who knows what..and what would become of us? But I am not a possessive person so we both decided for him to do it. Departure was set for December 2007 and the first stop was at Capua – what luck! Half an hour from Naples! He came to see me every weekend and we were together. I remember the first weekend – tragic! When I opened the door my boyfriend hugged me and burst into tears…I didn’t know what to do, I didn’t understand why he was so upset. It was nothing serious, just the initial shock reaction that all the guys go through when they first come into contact with a military environment: the rules, regulations, order, respect and so many differences from civilian life. But it wasn’t only HIS life that was turned upside down, mine was too. This was a new world where the order of the day was more sacrifice than benefit. It wasn’t easy to get used to it and to accept that duty came above everything including love. We cried a lot and there have been doubts and quarrels but our love was never threatened. Next destination: Rome. Again a city that wasn’t too far from Naples. The first year was hard for many reasons. I didn’t see my boyfriend for months and that was when I realized that I had no choice but to be strong. My boyfriend was put in the Rappresentanza (??) section which meant guarding the most important monuments of the Capital so working 24/7 and especially during holidays and Bank holidays. We haven’t been able to spend either of our birthdays together since that time and neither New Year’s Eve, Easter Monday or any other date important for us.

After the first year things changed. When the Rappresentanza was over, operations began and that meant courses and boot camps all over Italy but it did mean that we had more time together in between. However there are two sides to every coin and though we were getting closer and closer a dark side began to appear in me. This was until I read your page and I realized that there are other people like me out there where I thought I was completely alone. I am the type of person always ready to encourage and help other people but I don’t have the same effect on myself. In the last few years I have spent a lot of time being there for my boyfriend, comforting him when he was sad and giving him strength when he needed it but not thinking about myself. I didn’t turn up to do exams at uni because he would be off that day and I preferred spending the time with him. Then when he was away I would sit down with my books and wonder what I was doing. It was like if he wasn’t there, everything was missing. Just to be clear, he always encouraged me but my problem was psychological. I just couldn’t face life when I was on my own. I only felt alive when he was around. The fact that my family was not near and my friends would leave Naples once they graduated just made me feel more unhappy and alone. Another thing was it was so hard for me to talk to ‘normal’ people. People who don’t share their lives with military have no idea what it means. Most people listen, nod their heads and tell you to be patient and that is when you realize that no one is really understanding you. A lot of people think you are exaggerating and you are just feeling the pain of living a long-distance relationship . Believe me it is a horrible sensation. You feel like you are in a nightmare and unable to wake up. So I just cut myself off from people and started to think there was something wrong with me and I wondered if there were other girls going through the same thing. Another thing was that my feeling affected our relationship. I became moody, aggressive and so wanted to be understood. The final straw was him leaving for mission in Lebanon in October. We had been ready for this for at least a year and I kept telling my boyfriend not to worry, nothing would change and anyway I was already used to him going away and me being on my own. Actually I had no idea what going on mission really meant. Till then the most I had to put up with was being able to speak much on our mobiles and not seeing each other for holidays . I didn’t know it meant not being able to speak for days on end and worrying because you have no idea what they are doing.

So my reaction was to get mad at him whenever we got to talk and to accuse him of lying to me when he’d said we would be able to speak every day and talk on internet. The first month was terrible, I thought I was going mad and didn’t know what to do and he would be saying I had to keep calm and not worry otherwise that would be the end of the mission for him!

Then, one day, on internet I found your Page and it was like coming up to the surface again from the depths. It might seem absurd for some of you but that is exactly how I felt. It opened my eyes when I discovered that I had things in common with other people and it gave me back the strength that had been hidden for such a long time in me. I was so tired of feeling bad but I just couldn’t see anything worth feeling good for around me. Thanks to you I rediscovered what it means to be at peace and how important that is in a relationship! Being positive is an accessory that we need to wear everyday because it not only helps us but it also helps those around us. Now that I have made this discovery I am not going to let sadness darken my love fairytale! At last I feel a new person, a better person! I have gone back to studying, I go to the gym and do everything I can to not feel lonely!

Dear friends from ‘The Other Half of the Uniform’ I hope that my testimony will be useful for others and will make you realize the importance of the work you are doing and how important it is to set up a support network for families here in Italy.

A big thank you

Ale'

(You have just read Alessandra’s words. If you want to share your stories and see them published on our blog and Fb page write to us at: laltrametadelladivisa@gmail.com . Thank you for your contributions and your testimonies)