venerdì 23 dicembre 2011

La realtà estera delle reti di supporto per le famiglie dei Militari. - di Silvia Aprile

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In molti paesi Nato la promozione del benessere delle famiglie dei Militari è diventata una priorità in conseguenza dell’aumento, dai primi anni novanta del secolo scorso, delle operazioni di peacekeeping a livello internazionale nelle quali sono coinvolti i militari di tutti i Paesi aderenti . Viene riconosciuto il ruolo strategico che la famiglia assume nell’interazione tra le Forze Armate e i singoli Militari e che l’instabilità emotiva e familiare è spesso alla base della decisione di molti Militari di abbandonare il servizio, soprattutto nella sua fase più operativa.
L’U.S. Army Research Institute ha , a questo proposito, messo in evidenza, attraverso studi condotti su un campione di intervistati e delle loro famiglie, che gli elementi che permettono al Militare di affrontare serenamente la carriera, garantendo una fidelizzazione alle Forze Armate sono, accanto alla qualità del lavoro, anche il benessere della propria famiglia.
Non a caso i primi programmi di supporto alle famiglie Militari nascono proprio negli U.S.A. nel 1965, tenendo conto anche dei profondi mutamenti nella struttura e organizzazione che proprio in quegli anni investivano il nucleo familiare. Si è cercato, pertanto, di garantire alle famiglie un supporto sia nei periodi di schieramento, che determinavano l’allontanamento del Militare dalla famiglia, sia in periodi diversi, in modo tale da garantire un sostegno psico-culturale oltre che ricreativo.
Un esempio sono i vari programmi di preparazione delle mogli dei paracadutisti della MFO in Sinai prima delle operazioni Militari vere e proprie.
Sarebbe lungo elencare le iniziative ed i programmi che ormai da decenni negli U.S.A. vengono organizzati dalla Forze Armate al fine di garantire al Militare ed alla sua famiglia appoggio e sostegno attraverso l’ausilio di psicologi, mediatori etc., durante trasferimenti e operazioni belliche, addirittura in fase di divorzio. Tutto ciò al fine di creare una rete sociale di supporto che aiuti le famiglie a superare i disagi legati allo stile di vita che impone la carriera Militare (trasferimenti, difficoltà d’inserimento, conseguenze psicologiche delle missioni, traumi da ferimento e non ultimo i disturbi da stress post-traumatico).
Anche in Europa negli ultimi anni sono state elaborate politiche volte a supportare le famiglie dei Militari per favorirne il benessere. Esempio concreto viene dalla Gran Bretagna la quale fin dal 1982 ha visto la nascita della Federazione delle Famiglie dell’esercito con programmi di orientamento e consulenza al fine di approntare programmi che abbiano come obiettivo il benessere delle famiglie. In Norvegia ugualmente è già da tempo in atto un progetto che destini al supporto delle famiglie dei militari risorse umane.
Anche in Francia sono sorte negli ultimi anni associazioni del Ministero della Difesa Francese che supportano i familiari dei militari, (ad esempio ARIA, ANFEM, FCSAD armi associazioni) ed insieme alle istituzioni militari portano avanti progetti di aiuto e sostegno alle famiglie. Psicologi, avvocati, mediatori familiari ed altre figure professionali seguono le famiglie e, come succede in altri Paesi non ultimi gli U.S.A., organizzano corsi o briefing di preparazione per le missioni non solo per chi deve partire, ma anche per chi resta. Questi programmi sono soltanto un breve esempio di ciò che all’estero sta diventando consuetudine sulla quale s’investe moltissimo.
Perché, invece, in Italia vi è un disinteresse, anche del mondo scientifico, rispetto a quest’argomento? Si ritiene che, il mancato interesse per le famiglie dei Militari e la mancanza di reali ed ufficiali reti di supporto, affondano le proprie radici nel fatto che in Italia il Militare è sempre stato visto come una figura importante in quanto tale ed i suoi rapporti familiari sono ultronei rispetto alla sua professione. La famiglia Militare è posta in secondo piano ed appartata, una realtà terza, poiché appartenente alla società civile, rispetto al rapporto tra il Militare e l’Istituzione. Vi è una riservatezza portata fino alla separazione tra il mondo Militare e quello civile e questo entra nel privato dei singoli. Non ci si rende conto, così, dell’importanza della famiglia nelle scelte anche professionali pur sé di natura Militare. La vita Militare, con le sue regole, trasferimenti, missioni etc., irrompe prepotentemente nelle mura domestiche ed il grado di soddisfazione dei familiari determina anche l’affezione del soggetto non civile del nucleo familiare alle Forze Armate
La crisi della famiglia nella società odierna ed attualmente la crisi economica riportano alla ribalta questo tema con tutta la sua prepotenza e sono proprio le donne (ancora una volta) dei Militari le portavoci di una nuova richiesta di attenzione nei propri confronti da parte delle istituzioni.
Anche attraverso i nuovi media i familiari dei militari rivendicano, a volte velatamente, altre volte con maggior veemenza un ruolo e chiedono un supporto, soprattutto coloro che sono costretti ad allontanarsi dalla propria terra di origine a causa di trasferimenti o si ritrovano per molti mesi all’anno da soli a causa delle missioni all’estero. Per accorgersi di ciò, basta fare un giro per la Rete e leggere i tanti forum, blog e pagine facebook sull’argomento. Non si può più ignorare la richiesta di aiuto di queste persone che spesso, costrette al trasferimento, ed a causa della crisi economica, devono far fronte a problemi di ogni tipo, non ultimo la difficoltà di trovare un nuovo lavoro e far quadrare il bilancio familiare.
Anche in Italia è possibile creare associazionismo volto al sostegno della famiglia militare, basta volerlo e la prima cosa da fare è autorganizzarsi, associarsi e crescere insieme. Personalmente ritengo che la realtà sociale in cui viviamo, foriera di precarietà e flessibilità, possa vedere un elemento di stabilità nascere proprio da noi, i pochi che ancora mettono su casa e che provano a stabilizzare rapporti sentimentali anche attraverso la formazione di famiglie “di fatto”. Non è più il tempo di chiudere al nuovo, ma di aprirsi, sempre nel rispetto dei valori Militari, anzi a loro vantaggio.




Bibliografia: Mario Aldo Toscano, CeMiss (Centro Militare di Studi Strategici), Tra due culture. Le problematiche della famiglia del militare, 2004, Rubettino Editore.



The Situation Abroad regarding Support Networks for Military Families - By Silvia Aprile
(Translation by Mrs Karen Brooker Villani)

In many NATO countries the welfare of military families has become a priority following the increase in the international peacekeeping operations of such countries since the early nineteen nineties. The strategic role played by the families in maintaining the ties between the Armed Forces and single military has been recognized and also the role played by emotional family upsets which are often the cause of many military giving up their careers, especially during intense operational service.
Regarding this, the US Army Research Institute has underlined, through sample studies carried out on military and their families, that those elements which mean military can best carry out their duties thus guaranteeing continuation and faithfulness to the Armed Forces are both quality of work and the well- being of their families.
The first support programmes to military families were started in the USA in 1965 and were aware of the deep changes in the structure and organization of families that basically began around that time. The idea was to not only provide support for families during absences of the military but also at other times so that the support was both psycho-cultural and also recreational. One example was the various preparatory programmes for MFO parachutists’ wives before the proper military operations began in Sinai.
It would be too long to list the initiatives and programmes organized in the USA for decades to offer mediation and psychological support during transfers and war operations, support available even during a divorce. The objective, however, is to create a support network which helps families face the difficulties involved in the lifestyle which is that dictated by a military career, (transfers, difficulties in adapting, psychological consequences of missions, injury trauma and not forgetting the effects of PTS).
Also in Europe, policies to support military families have been set up over the years. The best example is Great Britain where, in 1982, the Federation of Army Families was established which began care and consultation programmes to encourage family welfare. The same thing in Norway, where there is a currently underway a project to direct human resources for family support. In France, the French Defence Ministry has set up associations to support military families, ( for example, ARIA, ANFEM, FCSAD ) and these, together with military institutions provide support for military families. Psychologists, lawyers, family intermediaries and other professionals look after families and just as in other countries, not least the USA, courses and briefings are organized to prepare for missions and this not only for those leaving but also for those staying at home. These programmes give just an idea of how much is invested abroad in such things.
Why is there no interest in Italy for this type of initiative? The lack of interest for military families and any such support network is thought to be because, in Italy, a soldier’s importance begins and ends with his job and family ties come outside this perspective. His family come second and outside the military and its institutions, ie., the family is civilian. The reservations that surround the military mean it is separated from civilian life and that involves single military members too. Military life with its rules, transfers, missions etc. interrupts family life and the non- civilian member’s fulfilment and job satisfaction depends very much on his or her family nucleus.
Family difficulties in today’s society and the present economic crisis mean that this subject is brought very much to the fore and, once again, it is the women behind the military who are speaking out for the attention of the institutions regarding the situation.
Military family members are using the new media too, sometimes subtly and sometimes making a loud noise, to ask for support especially those who have had to leave their homes and familiar surroundings and those who have had to spend months on their own while their partners have been away on mission. You only have to go online to see how many forums, blogs and Fb pages have been set up. These requests for help cannot be ignored as these people have to face all kinds of problems and especially with the economic crisis, find themselves having to look for work and keep the family budget.
It IS possible to create an association dedicated to supporting military families, it just needs organization, association and growth. Personally, considering the society we live in and its precariousness, I believe we really can provide that element of stability setting up a home and having stable relationships in co-habiting couples as well as married ones.
Now is not the time to shut out the new but to open up to it in a way that helps and respects military values.

5 commenti:

  1. sono anni che ci sono gruppi di mogli ma per ora non ho mai visto nulla di concreto.
    che altri paesi facciano sostegno attivo è encomiabile ma perchè noi nel 2011 non abbiamo ancora fatto nulla ?
    sono anni che faccio parte di gruppi di sostegno ma più che parole non ho visto .
    come è possibile che in decenni nessuna si sia organizzata ?

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  2. purtroppo devo e dobbiamo darti ragione...ma nel nostro piccolo stiamo cercando di cambiare le cose e questo blog e questo Progetto nascvono proprio per questo! passare dalla teoria alla pratica per dare alle famiglie dei nostri Militari ciò che è un loro diritto: sostegno, assistenza, vicinanza, serenità, consapevolezza che qualunque cosa succeda nelle loro vite, non saranno più sole! in Italia pare sempre che sia tutto più difficile...ma noi siamo convinte che possiamo riuscirci. dobbiamo solo provarci, con forza e determinazione, dobbiamo farlo per noi, in quanto famiglie e per loro, i nostri Militari! Un abbraccio e grazie per aver lasciato il tuo commento - Deb

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  3. lo spero tanto sono moglie di un militare :)
    il vostro è un bel lavoro è un peccato che ci siano troppi gruppi e ci si perda spero che riuscirete nel vostro intento magari non come le swag :) un abbraccio e grazie per l'impegno

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  4. vi giro un post che ho trovato sulla mia bacheca ma indirizzato a voi ,vi copio tutto il post
    "trasferisco qui un commento che volevo fare nel blog segnalato , non mi è stato possibile scriverlo nella loro bacheca e notando che tu invece hai potuto commentare spero avrai la cortesia di postarlo al posto mio
    "ottimo lavoro ma una domanda per i militari in missione che utilità ha ?
    per i colleghi non sposati o con famiglia al seguito, senza intenzioni matrimoniali ha un beneficio oggettivo ?""
    http://pari-diritti-pari-doveri.blogspot.com/2011/12/utilita-associazioni-mogli.html?showComment=1325086122667#c5806500065826363589
    per correttezza vi indico dove ha commentato

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  5. Grazie mille! Ho appena risposto chiarendo ogni dubbio...ho notato che qualcuno ha simpaticamente insinuato che noi 'beviamo e chiacchieriamo'...mi sono fatta una risatina tra me e me perchè con tutto il lavoro che stiamo facendo a volte non ho nemmeno il tempo per bermi un bicchiere d'acqua :-) La strada per il raggiungimento dei nostri obbittivi è molto lunga e richiede calma, sangue freddo e molta molta pazienza. Il TUTTO E SUBITO è sinonimo di CATTIVA RIUSCITA...noi invece vogliamo con tutto il nostro cuore che questo Progetto abbia successo no per noi, ma perchè le famiglie dei Militari e i Militari stessi se lo meritano. E' un diritto che in tutti gli Stati che hanno delle Forze Armate efficienti, è presente e concesso e soprattutto RICONOSCIUTO! Anche l'Italia non deve essere da meno! - Deborah

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