martedì 9 ottobre 2012

Guariamo insieme le Ferite Invisibili. - di Deborah Croci


Il tema che oggi desidero approfondire con voi, care Metà, è molto delicato e non è nuovo all'interno del nostro blog e del Progetto AMD in generale.
Più volte abbiamo infatti parlato di DPTS (Disturbo Post Traumatico da Stress) coinvolgendo la Dott.ssa Rachele Magro, esperta a riguardo, che ha esaminato l'argomento in modo estremamente professionale e dettagliato, ricavando dalla sua esperienza come psicoterapeuta, anche un libro che vi consiglio di acquistare ('Cuore di Soldato' – Edizioni Psiconline).
Quello che voglio provare a fare oggi con voi però è cercare di guardare questo terribile disturbo da un'angolazione diversa. Quella delle famiglie. Non utilizzerò infatti nè terminologie tecniche, nè tantomeno specifiche e professionali: non sono psicologa e non sono esperta nel settore. Sono solo la donna di un Soldato che si documenta e si informa su tutto ciò che riguarda questa vita militare e che potrebbe aiutarmi a mantenere sempre alto il benessere della mia famiglia, prevenendo i problemi e i disagi che potrebbero scaturire dal lavoro che il mio uomo ha scelto di svolgere.
Il lavoro di approfondimento, studio e ricerca informazioni/documenti che svolgo per me stessa e per il bene della mia famiglia, lo passo a voi dandovi le mie impressioni e ciò che io penso e sento dentro di me riguardo a questo tema molto complesso.
Attraverso il Progetto 'L'altra metà della Divisa' e con l'aiuto prezioso dei nostri esperti e consulenti in materia, proveremo in futuro a proporre soluzioni valide e concrete per offrire alle Famiglie Militari un supporto psicologico professionale, capillare sul territorio e costantemente presente, per venire in aiuto a tutti i familiari che sentiranno il bisogno di essere sostenuti nei momenti di difficoltà o trauma incontreranno nella loro vita.
Chi vive quotidianamente accanto ad un Soldato infatti, sa perfettamente che ogni tipo di problema causato direttamente o indirettamente dalla sua professione, si riflette immediatamente sui suoi familiari. Sono infatti le persone che vivono insieme a lui che più subiscono i malesseri piccoli e grandi di cui il Militare soffre. Spesso si tende a sfogare lo stress ed il nervosismo sui propri cari con conseguenze molto gravi per i familiari che si trovano ad avere a che fare con qualcosa di cui non conoscono l'origine e che non sono in grado di comprendere ed affrontare da soli.
Al momento purtroppo in Italia non esiste una rete di supporto psicologico adeguatamente studiata per le Famiglie Militari, se non in caso di situazioni estreme e circostanze tragiche. Spesso ci si dimentica che la famiglia di un Militare svolge un lavoro a tempo pieno per sostenere ed affrontare tutte le sfaccettature che questa scelta di vita comporta, ed avrebbe la necessità di essere seguita costantemente da persone competenti in materia. In assenza di un aiuto disponibile e dedicato, il familiare si affida dunque a professionisti esterni e quindi a pagamento. Molte famiglie non possono però sobbarcarsi una spesa così grande, soprattutto in tempi di crisi come questi, e la tendenza è quindi quella di nascondere il problema sotto al tappeto facendo finta che non ci sia, o tentare di sistemare le cose da soli, sperando che con il tempo tutto si aggiusti..
Da 'non esperta' nel settore posso comprendere persino io che nessuno dei due metodi precedentemente descritti è corretto. E posso anche dedurre che il risultato, in entrambi i casi, sarà disastroso. Se il disagio che il nostro caro sta attraversando infatti, fosse DPTS, non basterà il tempo a guarire la ferita e non sarà sufficiente ignorare la realtà, perchè tutto torni nella norma. Ecco perchè attraverso il nostro Progetto stiamo lavorando affinchè si prendano adeguati provvedimenti per garantire a tutte le Famiglie Militari il sostegno che meritano anche sotto questo punto di vista, e che questo aiuto sia a disposizione immediata, gratuita ed attiva permanentemente in tutte le zone in cui sia presente una base/caserma e quindi dei Soldati con le loro Famiglie.
Lavare i panni sporchi in casa propria non è una buona idea in casi come questi ed ammettere di avere bisogno di aiuto non è mai una sconfitta per nessuno. Rivolgersi a chi è competente, soprattutto se è a nostra completa disposizione, e chiedere supporto in situazioni difficili che sembrano ai nostri occhi impossibili da superare è una grande dimostrazione d'amore verso le persone che ci stanno accanto ogni giorno. E' la prova che noi per primi desideriamo essere sempre al meglio di noi stessi per la nostra famiglia e che per il benessere e la serenità di coloro che ci stanno accanto siamo disposti a lottare, a darci da fare, a lavorare su noi stessi e a superare qualunque problema insieme, per regalare a chi ci ama la giusta dose di tranquillità e facendoli sentire sicuri del fatto che vicini o lontani, la nostra famiglia sarà sempre e comunque unita da un legame più forte di qualunque trauma, più solido di qualunque ferita.
Anche delle ferite invisibili, le ferite dell'anima.

A corredo di questo articolo vi invito a guardare le foto pubblicate su http://www.battlingbare.org/, frutto di un'iniziativa nata dall'idea della moglie di un Marine americano, colpito da DPTS dopo il rientro da una missione in Iraq (vedi foto qui sotto).
Dopo aver inutilmente cercato aiuto affinchè a suo marito Rob fosse riconosciuto e diagnosticato il DPTS, Ashley Wise ha postato il suo grido disperato sul suo profilo facebook, pubblicando la foto della sua schiena nuda sulla quale si era fatta scrivere le parole di una poesia che recita:
"Distrutto dalla battaglia, ferito dalla guerra, il mio amore è per sempre. Giuro che placherò le tue urla silenziose e guarirò la tua anima spaventata, amor mio, finché non sarai salvo"
L'immagine di grande impatto visivo la ritrae di spalle, mentre solleva l'M4 di suo marito Rob, come a voler dire 'Insieme combatteremo e vinceremo questo male.'.
Da quel giorno decine di mogli di Soldati americani affetti da DPTS, si sono unite alla battaglia di Ashley, pubblicando le foto delle loro schiene con la poesia scritta in primo piano, ed insieme hanno dato vita al progetto 'Battling Bare' (35.600 'mi piace' raggiunti nella pagina facebook dedicata all'iniziativa) volto a sensibilizzare l'opinione pubblica sul DPTS e sulle conseguenze che questo grave disturbo ha sui Soldati e sulle loro famiglie, con l'obbiettivo principale di approfondire la conoscenza del male, affiancare e supportare adeguatamente i militari colpiti e le loro famiglie e prevenire l'alto tasso di suicidi che spesso sono l'epilogo finale e tragico di un percorso che, se non diagnosticato in tempo e seguito da professionisti seri e preparati, porta inesorabilmente verso l'autodistruzione. In Italia non arriviamo ancora a questi grandi numeri, fortunatamente, ma ogni famiglia militare che abbia affrontato almeno una missione, sa perfettamente che l'Uomo (o la Donna) che ha visto partire, non è lo stesso al suo ritorno. E' difficile ammettere in primis a noi stessi che qualcosa nel profondo lo ha cambiato, lo ha toccato e forse lo ha ferito. Il più delle volte tutto passa e piano piano tra quegli sguardi persi nel vuoto, i suoi silenzi, i suoi risvegli improvvisi, gli incubi e gli attacchi di panico, iniziamo a ritrovare la persona che conoscevamo. Ma ci sono casi, uno su cinque dicono le statistiche al momento, in cui le ferite invisibili sono più profonde, e non guariscono così facilmente. E' in quel momento che si rende necessario avere a disposizione un sostegno valido, concreto, efficace che attraverso un intervento rapido e professionale possa aiutare il Soldato e la sua famiglia a vincere anche questa dolorosa battaglia.
E noi de 'L'altra metà della Divisa' combatteremo anche per questo, affinchè la rete di supporto psicologico per le Famiglie Militari diventi realtà al più presto nel nostro Paese.
Potete contarci!

Per maggiori info vi invitiamo a visitare il sito del Progetto 'Battling Bare':

E la Pagina Facebook dedicata all'iniziativa:



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