martedì 2 ottobre 2012

Ciclo dell'Incarico - di Rachele M. Magro


Quando ci accingiamo ad affrontare un cambiamento nella vita personale e lavorativa, anche se questo ha una connotazione positiva, agli eventi si affianca sempre un certo livello di stress che ha la funzione di attivarci al meglio per perseguire l’obiettivo connesso alla novità.
Ansia e stress, percepiti come gestibili da parte del soggetto, sono sempre funzionali al perseguimento di un obiettivo. Immaginiamoci se non ci fosse un simile livello di attivazione mentre prepariamo un trasloco o una partenza. Non inizieremo mai a fare le valigie, né tantomeno a mettere le prime cose negli scatoloni e procrastineremo sempre l’inizio dei lavori.
Anche quando il soldato ci avvicina all’idea della partenza per una missione il suo livello di ansia si innalza di intensità senza che questo sia un elemento patologico, ma funzionale alla sua preparazione.
La professione del militare, come quella degli operatori in emergenza, presenta però degli aspetti che si costituiscono come fattori di rischio. Rischio inteso come elementi che possono determinare un livello di stress ed ansia al di sopra della media e per tale motivo definito “distress” o stress negativo e pertanto non funzionale al perseguimento dell’obiettivo prefissato. La capacità di affrontare questo periodo, mantenendo la tensione emotiva sotto controllo, è data dalla formazione del soldato, dalla sua capacità di gestire stress ed emozioni correlate, quanto dal sostegno ed efficacia del suo nucleo familiare nell’accompagnarlo in questo viaggio.
Tali fattori di rischio sono legati all’individuo e alle sue specifiche vicende personali, all’ambiente in cui è chiamato a svolgere il suo incarico, al processo di separazione dal suo nucleo familiare, allo stesso incarico che in missione è chiamato ad assumere. Il soldato pertanto affronta, nel suo periodo di preparazione e poi assolvimento del compito in missione, un “ciclo emotivo “ caratterizzato da tempi e reazioni emotive e che si sviluppa intorno al nucleo centrale della missione all’estero.
Nello specifico il “ciclo dell’incarico” prevede una prima fase, che dura più o meno da una a sei settimane prima della partenza per la missione, in cui le risorse emotive del soldato sono protese alla gestione del distacco e della separazione dal proprio nucleo familiare anche nella funzione di tutela e di sostegno alle preoccupazioni dei familiari. Egli infatti mette in atto comportamenti finalizzati a rassicurarsi e rassicurare le persone care in relazione alla non pericolosità dell’impiego o alla forza dei legami affettivi.
La fase intermedia, di questo ciclo, si divide in due step: quello iniziale, delle prime sei settimane di incarico con l’arrivo nel nuovo e provvisorio reparto, che prevede una disorganizzazione emotiva iniziale determinata da un contesto nuovo al quale adattarsi, oltre a uno stile di vita diverso che richiede impegno e concentrazione su un incarico lavorativo che coinvolge l’intera giornata. Avvalendosi di strategie di coping e resilience, (cioè la possibilità di affrontare positivamente gli eventi che si verificano) il soldato affronta un periodo di successivo adattamento fio a raggiungere una certa stabilizzazione nel nuovo contesto di vita.
Il periodo finale della fase intermedia si verifica negli ultimi giorni d’incarico, prima della partenza per il rientro in patria, collocate intorno alle ultime settimane di permanenza. Ad esse si affiancano emozioni di attesa, di ansia, e anche di eccitazione proiettando pensieri, desideri e motivazione al momento del rientro e anche frustrazione per un tempo che sembra infinito. Se il rientro in patria è ritenuto come meta ultima dell’ incarico del soldato, queste attivazioni emotive perdurano anche con il ritorno a casa e nella quotidianità. Questo confine, che definisce la fine del ciclo emotivo dell’incarico, si allarga di alcune settimane (di solito le sei settimane successive al rientro) necessarie alla ristabilizzazione e reintegro nel proprio contesto familiare e relazionale.
Al rientro dalle missioni, pertanto l’obiettivo primario è quello di creare un’atmosfera supportiva e non giudicante per il nostro soldato, fornire sostegno, spazio per le emozioni negative vissute, se necessario. Gli amici, i colleghi, i gruppi supporto, le famiglie sono in questo caso d’inestimabile aiuto.
Se un soldato ha vissuto con eccessivo peso questo ciclo di incarico e sono interventi stressor importanti durante la sua assenza dal nucleo familiare, dovremmo pertanto fermarci a riflettere come favorire l’adattamento ai cambiamenti intervenuti in sua assenza; come favorire il pieno rientro alla quotidianità?
Il tempo è necessario per riequilibrare i vissuti. L’accettazione, l’accoglienza e soprattutto l’ascolto da parte dei propri familiari è sicuramente un punto chiave da non sottovalutare e soprattutto è fondamentale dare attenzione al tempo affinchè riassapori il quotidiano. Ogni fase ha bisogno di evolvorsi attimo per attimo perché si concludi in maniera definita, senza lasciare vuoti da riempire. Altri spunti interessanti per ritrovare un buon riadattamento in famiglia sono:
  • Favorire momenti di socializzazione solo se condivisi e concordati (è possibile che il soldato preferisca ritrovare equilibri nella intimità della propria casa)
  • Ascoltarsi e raccontarsi, condividendo ogni aspetto delle esperienze avute nel periodo di lontananza;
  • Sostegno e comprensione da parte dei familiari.
Buona missione .

(La Dott.ssa Rachele Magro è psicologa-psicoterapeuta, Presidente dell'Associazione ASPIC Counseling e Cultura di Viterbo. E' impegnata dal 2004 nel campo dell'emergenza in vari progetti di formazione, prevenzione e sostegno psicologico rivolti sia alla popolazione che alle varie figure professionali. Ha attivato dal 2004 al 2006 un progetto come psicologa volontaria in un Reggimento Operativo svolgendo attività di supporto psicologico ai militari impiegati all'estero e alle loro famiglie. E' inoltre autrice del libro 'Cuore di Soldato'  edito da Psiconline. Per 'L'altra metà della Divisa scrive volontariamente e gratuitamente articoli di approfondimento ed offre la sua consulenza a quanti ne manifestino la necessità. Per maggiorni info e per contattare la Dott.ssa Magro, visitate la sezione 'Consulenti' di questo Blog.)



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