mercoledì 25 gennaio 2012

In Divisa ma coi Tacchi a Spillo: Storia e Verità sulle Donne Militari. - di Luana Fiorenza

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Per la maggior parte degli italiani questa data non sarà altro che un inutile giorno sul calendario di 13 anni fa. Per un “piccolo popolo”, invece, ha significato l’inizio di un sogno. Il 20 ottobre 1999 l’Italia ha approvato la legge che permette l’ingresso nelle Forze Armate delle donne. La legge 380/99, art.1 cita: “Le cittadine italiane partecipano, su base volontaria, secondo le disposizioni di cui alla presente legge, ai concorsi per il reclutamento di ufficiali e sottufficiali in servizio permanente e di militari di truppa in servizio volontario, e categorie equiparate, nei ruoli delle Forze armate e del Corpo della Guardia di finanza”.
E fu così che i sarti delle Forze Armate dovettero iniziare a cucire gonne invece che pantaloni!
Il percorso è stato arduo: l’Italia è arrivata dopo molti anni a questo risultato che, nel mondo, ci vedeva a passo rallentato (vero è, anche, che la prima “ufficiale” donna – Francesca Scanagatta – era classe 1776, ma questa è un’altra storia).Basti, infatti pensare, che a livello europeo l'Italia è stato l'ultimo Paese ad approvare la legge che equiparava (anche se con alcuni limiti) il ruolo delle donne a quello degli uomini in ambito militare. I motivi erano numerosi: impreparazione psicologica e motivazionale, mancanza di supporto concreto legislativo ed operativoal sesso femminile, difficoltà di tipo pratico e logistico (organizzare una nave pr far convivere in uno spazio ristrettissimo sessi opposti non deve essere stata una passeggiata) e prchè no, anche mancanza di fiducia e sentimento di sospetto nell’aprire le porte di un ambito del tutto “maschile” a chi tutto era meno che “maschio” (su questo punto c'è stata e sempr4e ci sarà guerra aspra fra la scuola di pensiero del "LE DONNE POSSONO FARE TUTTO CIO' CHE FANNO GLI UOMINI" contro la scuola del "SIAMO DIVERSI PER NATURA E PREDISPOSIZIONI SIA FISICHE CHE PSICOLOGICHE, DIAMOCI, PERTANTO, RUOLI DIVERSI").

Ma, permettetemelo con un pizzico di vanto, anche in questo campo le donne hanno dimostrato di valere tanto quanto gli uomini, coadiuvando in molti casi il lavoro preesistente e arricchendolo di quelle doti di sensibilità e intuito, che nell’industria molti dirigenti avevano già sposato da tempo.  Oggi la componente femminile delle Forze Armate ha superato quota 11.000 unità, in ogni ruolo e categoria (tranne che per le Forze Speciali e i Sommergibilisti – per ovvi e facilmente intuibili motivi di tipo organizzativo) facendosi valere anche in teatri pericolosi e in spazi che si ritenevano “inaccessibili” a loro. Iraq, Afghanistan, Penisola Balcanica, Libano e Somalia…in nessun teatro di guerra le donne sono mancate con il loro apporto. Guidano mezzi Lince ed insegnano a leggere e scrivere alle donne afghane, pattugliano basi militari e fortini ed offrono sostegno psicologico in quelle realtà dove la rigida “separazione dei sessi” aveva impedito agli aiuti umanitari (sino ad allora offerti da personale unicamente maschile) di arrivare, sono piloti validi e contribuiscono al reintegro in società e alla formazione culturale e lavorativa delle giovani donne irachene e libanesi. Tutto questo senza tener conto di coloro che lavorano in teatri non così pericolosi, negli uffici, nelle basi, nelle caserme e che contribuiscono con ordine e rigore e con altrettanta importanza al perfetto funzionamento delle attività.
Naturalmente, esattamente come è avvenuto nel mondo del lavoro “civile”, con anni ed anni di dure lotte, le Forze Armate hanno cercato di andare incontro a quelle esigenze che sono per natura motivo di differenziazione fra mondo maschile e mondo femminile.   La Legge oggi tutela in maniera specifica i diritti delle “madri con la divisa” attraverso permessi di maternità, ore di “uscita” per visite e controlli e cerca anche con “sbarchi” e “trasferimenti” di aiutare in ogni modo chi vuole unire la carriera alla famiglia.
Di certo le polemiche non sono mai mancate. Quante di noi tremano ogni volta che sentono dell’arrivo di qualche nuova gonnella in base? Quante non hanno chiesto ai compagni imbarcati se ci sono donne “a bordo” storcendo il naso se la risposta era affermativa? Ma attenzione, prima di cadere nelle frasi fatte forse è meglio chiarire qualche punto. In ogni ambito lavorativo a prevalenza maschile, la presenza delle donne ha in qualche modo rotto gli equilibri preesistenti, non necessariamente in maniera negativa, ma di certo “destabilizzando” una specie di status quo che affonda le sue radici in tempi molto antichi. In ogni ambito lavorativo, quando una persona senza dignità e senza scrupoli decide di sfruttare le proprie “doti” senza guardare in faccia nessuno, questo ha creato malumori e dicerie. In ogni ambito lavorativo c’è sempre stato il maturo “dirigente” che ha ceduto alle lusinghe della “giovane stagista” o ha agevolato un po’ la sua carriera in cambio di “altro”. Questa non è prerogativa dell’entrata delle donne nelle Forze Armate, ma della scarsa intelligenza di chi si comporta in questo modo.   Che ci sia chi non ama vedere una donna imbracciare un fucile o chi non ritiene giusto che una madre lasci i propri figli a casa quando parte per una missione, che ci sia chi pensa che le donne in divisa siano tutte delle “maniache” alla ricerca del superiore debosciato, chi pensa che gli uomini non abbiano nemmeno la forza di dire no alla prima carezza di una donna che non è la propria compagna, che ci sia chi vede le donne con la “divisa” come dei maschi mancati (fra l’altro spesso anche incapaci)…bè forse dovrebbe ricordare che siamo stati tutti dotati di un cervello e dell'infinito dono del libero arbitrio e che entrambi, qualche volta, andrebbero entrambi utilizzati. Se un uomo vuole tradirci, non deve necessariamente aspettare di farlo con una collega o su una nave, se una donna è ben decisa a portarci via il nostro uomo non si farà problemi se porta una divisa o no, se una madre lascerà un figlio per sei mesi forse lo fa a malincuore ma contemporaneamente sa che non lo sta “abbandonando” e che molti passi si fanno proprio per garantire ai figli un domani migliore, se una donna decide di essere seria e professionale (ed anche poco vanitosa o "notevole" in ambito lavorativo) questo non significa che dismessa la divisa non possa portare benissimo tacchi da 12 centimetri ed essere la più femminile e sensuale delle donne.  Di certo, quel 20 ottobre di 13 anni fa anche l’Italia ha fatto un passo in avanti…ora sta solo a noi dimostrare che ne è valsa la pena!

Per le info sulla prima donna ufficiale consultare l’articolo di Franco Ressa, storico ed archeologo, su “Informazioni della difesa” (uscita 03/2006)
Pr gli approfondimenti sull’entrata delle donne nelle Forze Armate consultare il sito http://www.difesa.it/ (da cui sono state tratte le informazioni contenute in questo articolo).


In Uniform with High Heels: the History and Truth about Women Military by Luana Fiorenza.
(Translation by Mrs Karen Brooker Villani)

For most Italians the 20th October 1999 will just be a useless date on the calendar of 13 years ago. For a small part of the population it meant the beginning of a dream. On this day the Italian parliament passed a law allowing women into the Armed Forces. The Law 380/99 art.1 states: ‘Female Italian citizens may take part, according to the present law, in recruitment processes for officers and non-commissioned officers as voluntary, permanent members of the Armed Forces and the Finance police. And thus it was that the tailors working for the Armed Forces had to begin making skirts as well as trousers! It had been a hard road: Italy had taken a long time to get to this point compared to the rest of the world – though the first woman ‘officer’, Francesca Scanagatta, born in 1776 was Italian…but that is another story. In fact Italy was the last European country to approve a law that put women on a par with men in this regard – albeit with some limitations. There were numerous reasons why: psychological unpreparedness, lack of operational and legislative support, pratical and logistic difficulties ( it was not easy to organize the space in a ship to accommodate both men and women), and also it cannot be underestimated the suspicion and lack of confidence connected to letting women into an essentially male environment. From this viewpoint there will always be 2 different schools of thought – those who say women can do anything men can do and those who say the psychological and physical differences between the two sexes mean that they have different roles in society. Regarding the latter, however, I must say that women have demonstrated to be on a par with men, enriching work with their particular gifts of sensitivity and intuition and being able to carry out work even in industry at as high levels as men. Today there are over 11,000 women in the Armed Forces and are present at every level and category apart from the Special Forces and Submarine Divers – for obvious organizational reasons. They are present in those places which were thought to be not for women: Iraq, Afghanistan, Balkan Peninsula, Lebanon and Somalia, they have been wherever there has been war. They drive armoured vehicles, they teach Afghan women to read and write, they patrol military bases and camps and they give psychological help where there is a strict separation of the sexes and where humanitarian aid has not been able to get through because of this. They are competent pilots, they have helped Iraqi and Lebanese women in their cultural and working education. Then there are the area outside warzones like offices, military bases, barracks etc where they contribute to the general and efficient organization and running of such places.Of course, just like in the civilian world where years and years have been necessary, so also the armed Forces have tried to face up to the differences which naturally occur between the sexes. Nowadays the Law makes special allowances for the ‘mums in uniform’ and their maternity needs, times needed to go out for check ups and medical visits and to organize deployments so that the working career and the family are as uninterrupted as possible. Of course there are problems. Don’t we all tremble a little when we hear more females have arrived? Haven’t we all felt put out when we have heard there are women on board ship? But it is necessary to be clear on one point. In nearly all previously male dominated work circles the presence of women has, in some way, upset pre-existing ideas and concepts and not always in a negative way. Sometimes the destabilisation has been good for turning upside down ways of thinking that have been prevalent for far too long. Whatever the working environment, any unscrupulous person who tries to exploit their ‘gifts’ has caused bad feeling and gossip. Then there has always been the older boss who has given in to the wiles of a young intern and then got her promoted over someone more worthy. Women going into the Armed Forces don’t have the exclusive on this, people with little or no intelligence have promoted this type of behaviour. There will be those who think women shouldn’t handle firearms, mothers shouldn’t leave their children and be deployed abroad, there are those too who think women who go into the military are maniacs of some kind and that men are unable to resist any slight advance from a woman whilst there are those that women in uniform are just tomboys…and pretty incompetent with it…In spite of all this, people should remember that women have a brain too and quite able to use it. If a man wants to go off with another woman he is just as likely to and doesn’t have to be on board ship and she doesn’t have to be a work colleague. If a woman is determined to have our man she won’t worry if he is wearing a uniform or not. Finally, yes of course a Mum is sad to leave her child for 6 months but she is not abandoning him or her and one of the reasons she does that is to guarantee her child a better future and the woman who comes across as serious and professional when wearing her uniform in her job has every right to wear 5 inch heels and be as feminine and sensual as she likes when she isn’t.Italy definitely took a big step forward that day on October 20th thirteen years ago…now it is up to us to show that it was worth it!

For info on the first woman serving officer see the article by Franco Ressa, historian and archaeologist in ‘Informazioni della Difesa’ (03/2006)

For more info on women going into the Armed Forces, see www.difesa.it from which I used info to write this article.



5 commenti:

  1. donne e uomini per me sono uguali ma devo dire che come in tutti gli ambiti ci sono persone capaci e lavativi indipendentemente dal sesso.
    al corso vfb eravamo solo 50 donne c'era ancora l'aliquota .
    non tutte erano preparate molte come molti uomini erano raccomandate e nullafacenti .
    molto spesso noi donne otteniamo favori e piccoli privilegi ingiustificati .
    in una caserma hanno messo lo smarcamento per il ciclo perchè in troppe ci marciavano.
    non siamo migliori siamo uguali pregi e difetti dipende dalla persona .
    come hai ben illustrato molte mogli storcono il naso all' arrivo di donne a bordo ma non capiscono che non dipende solo dalla donna.
    ci sono le gatte morte ma anche le brave ragazze, ci sono gli uomini che tentano l'aproccio con qualsiasi collega e quelli fedeli.
    non abbiamo l'uguaglianza ho visto in prima persona che se non vogliamo fare un lavoro pesante non lo facciamo , ai concorsi i requisiti sono inferiori ma i ruoli la paga gli orari ecc sono i medesimi.
    se vuoi fare lo stesso lavoro di un uomo puoi anche disturbarti a fare le stesse flessioni .
    al corso non c' erano solo uomini muscolosissimi ma anche normali o "minuti" .
    se vogliamo la parità vera dovremo avere gli stessi doveri, stessi requisiti ai concorsi ecc.
    le donne che mettono il ciclo come scusa per stare a casa per me hanno sbagliato mestiere ... chi non ce la fa a fare un imbarco viveri idem .
    al tempo non facevamo nemmeno la ronda notturna un corso light rispetto ai fra maschi , lo trovo svilente per le donne .
    questi piccoli grandi sconti portano molti uomini a non vederci di buon occhio e mettendomi nei loro panni li capisco .
    è facile fare il soldato quando si possono aggirare i doveri scomodi .
    a bordo da mio marito le donne faticano anche a buttare la spazzatura

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  2. Ciao! come puoi bene vedere dal nostro articolo, abbiamo preferito non prendere nessuna posizione a riguardo, perchè riteniamo che ognuna di noi debba e sia giusto abbia una propria idea. Quindi innanzitutto ti ringrazio della tua testimonianza. Del tuo contributo mi ha colpito soprattotto il punto in cui dici "ci sono le gatte morte ma anche le brave ragazze, ci sono gli uomini che tentano l'aproccio con qualsiasi collega e quelli fedeli"...io non sono mai stata nelle Forze Armate, nè mai ci sarò (un po' per attitudine persnale un po' perchè ormai potrebbero prendermi a fare la "sorella maggiore" delle nuove allieve! :) ma ti dico che nell'ambito in cui io ho sempre lavorato e nei molti ambiti da cui tutte siamo passate i favoritismi alle donne e la "leggerezza" di un superiore uomo c'è sempre stata...La diversità fisica e attitudinale delle donne rispetto agli uomini dovrebbe - e si spera sia così -garantire l'efficienza nel ruolo...ciò che conta per noi metà è che ognuno faccia il proprio dovere con dignità e soprattutto con rispetto...tutto qui! Un abbraccio...Luana

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  3. come dici benissimo fare il proprio dovere con dignità e rispetto è doveroso.
    purtroppo ci sono pregiudizi verso le donne che vanno a discapito di tutte e sono dati dalle differenze sul piano lavorativo.
    su 50 donne solo 5 avevano tecnici sitemi di combattimento le altre erano cuoche o furiere poco imbarco .
    tutte eravamo sta aiutate niente ronde notturne e pochissimi sbarchi viveri in caso di ciclo alcune si davano malate.
    se il ciclo è invalidante per una donna vuol dire che ha sbagliato lavoro.
    stessi diritti per me implica stessi doveri e dovremo chiederlo a gran foce o la piaga delle gatte morte e delle donne a mezza efficenza che denigrano con la loro scarsa efficenza tutto il genere non sarà mai debellata..
    non è ammissibile che per uno stesso lavoro con medesimi orari e stipendio i nostri requisiti siano inferiori , non mi sento un invalida e non tutte le donne possono e sono messe un ufficio
    ormai le fa italiane si pubblicizzano quasi esclusivamente con volti femminili ma sono pubblicità fasulle troppo spesso ad es le donne che si fregiano della pizza con scritto sommergibilisti ma non ci sono donne in quel reparto .
    bisognerebbe parlare di soldati marinai avieri non di donne e uomini il lavoro e la scelta è la stessa .. una donna che fa questa scelta non ha nulla di speciale o in più rispetto a un uomo che ha fatto lo stesso percorso .
    alle scuole ci provano "siete tutti mariani non esistono marinaie "
    http://pari-diritti-pari-doveri.blogspot.com/2011/12/marines-reclutano-in-rosa.html

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  4. Concordo con te, ma ribadisco che il concetto non può essere limitato alle FF.AA....Magari in ogni lavoro non esistessero lediscriminazioni, in bene ed in male, magari ogni persona che ricopre un ruolo, un qualsiasi ruolo fosse in grado di svolgerlo nel modo più efficiente possibile...il mondo di certo sarebbe migliore!
    Ciò che qui ci auguriamo è che le donne diano alla divisa che indossano il giusto valore umano e professionale...e sappiamo che tante lo fanno...per le altre...bè vedremo!

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  5. dici benissimo speriamo lo facciano nelle fa e in tutti i lavori come speriamo lo faccia la controparte maschile

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